“L’8 marzo è un’occasione per ripensare a quali traguardi il Paese abbia ottenuto sulle pari opportunità, un tema che tra le Forze Armate ancora non è percepito con la dovuta sensibilità, nonostante il personale militare femminile conti quai 18mila unità su 162mila totali, corrispondente al 6%” – così Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma, associazione sindacale che tutela i carabinieri e le Forze Armate – “È un numero esiguo, sottorappresentato e che a maggior ragione dobbiamo imparare ad ascoltare, troppo spesso alle carabiniere neghiamo i loro diritti. Gli ambienti militari sono ancora molto indietro sui diritti femminili, questo scarto lo registriamo raccogliendo le testimonianze delle nostre colleghe, che ogni giorno assolvono al proprio ruolo in un ambiente rigido, gerarchizzato e autoritario, dove spesso si dimenticano le difficoltà oggettive di molte donne nel conciliare i ritmi lavorativi, le esigenze personali e familiari. C’è una mancanza di conoscenza, da parte di molti Comandanti e superiori” – prosegue Nicolosi – “su quali siano i bisogni del personale femminile, un’impreparazione dovuta al fatto che in Italia il servizio militare femminile è stato avviato solo nel 2000. Unarma si prefigge di sensibilizzare i reparti militari proponendo da mesi che il congedo mestruale, già legge in Spagna e tornato nuovamente alla ribalta nel dibattito pubblico nazionale, sia una priorità per tutte le militari, per permettere all’Italia di competere a livello europeo sia sulla difesa sia come emblema di civiltà. Allo stesso modo ci teniamo a ricordare alle colleghe che la maternità, il congedo parentale e uno stile di vita dignitoso sono diritti universali, per cui ci esponiamo quotidianamente”.