Con un saluto cordialissimo, mi affaccio sulle pagine di questo giornale, grazie alla fiducia riservatami da presidente de L’agone Giovanni Furgiuele. Sono felice di avviare una collaborazione che mi emoziona e mi fa sentire come un articolista principiante. Gli argomenti che affronterò gireranno attorno alle mie competenze: la pedagogia, la filosofia, la storia e l’arte ma più in generale la cultura e quanto accade sul territorio saranno i miei temi preferiti.
“Nessuno mi crede. io non ho mai dipinto una donna grassa nella mia vita, dipingo solo la sensualità, l’essenza dell’esistenza…” (Fernando Botero).
Oggi siamo tutti invitati a parlare politicamente corretto ed evitare accuratamente di dire che una persona è grassa, per non essere accusati di fare body shaming, cioè di criticare negativamente qualcuno per la sua fisicità. Però, se il grande artista boliviano, Fernando Botero, oggi novantunenne, scultore e pittore tra i più ricchi al mondo, avesse seguito questo principio, tutte le sue opere non sarebbero esistite. Basti guardare come le forme irreali, voluminose e rotonde, rappresentate nei suoi quadri non siano state create per deridere o denigrare le persone ma siano forme generose che evocano la vita, la sensualità l’energia, viste dall’artista. Egli solitamente raffigura personaggi intenti a svolgere le attività quotidiane ma li rappresenta distaccati e fuori dalla realtà, immersi nella dimensione del sogno, come fossero senza anima. Presento due dipinti che mostrano quelle caratteristiche che appartengono a tutti i quadri di Botero e lo hanno reso un artista unico.
“Il Club del giardinaggio”, 1997.
Le signore dedite al giardinaggio sembrano in posa di fronte ad un fotografo. Sono figure che mostrano volumi irreali dei corpi mentre le espressioni dei volti sono indefinibili, con uno sguardo caratteristico che non è mai rivolto verso noi spettatori. Sembrano sguardi persi nel vuoto, con occhi che non comunicano con noi, non sbattono mai le ciglia e osservano, ma senza guardare. È un modo di raffigurarli nato dalla convinzione dell’artista che lo sguardo sia così totalizzante da catturare tutta l’attenzione dello spettatore che ne rimarrebbe attratto tanto da perdere di vista la raffigurazione nel suo insieme.
“I Ballerini” di tango argentino
L’artista rovescia le aspettative quando dipinge due figure “possenti” che ballano come fossero sospese, donandoci una sensazione di leggerezza mentre esprimono l’eleganza e la raffinatezza della danza. Anche qui l’espressione del viso è indefinibile, gli occhi non comunicano con noi, sono rivolti verso il basso. I due ballerini ci appaiono distaccati e fuori dalla realtà, immersi nella dimensione del sogno, eppure, con la loro postura e il modo di reggersi a vicenda, richiamano al divertimento e alla spensieratezza, alla sensualità e alla passione.