È indiscutibile il fatto che Internet è una grande risorsa utile ad arricchire le nostre conoscenze, ad avere amici in tutto il mondo, a mantenerci costantemente aggiornati e in contatto con gli altri. Ma Internet smette di essere una porta aperta sul mondo quando si utilizza senza la dovuta consapevolezza, non solo dei benefici ma anche dei rischi che comporta. Infatti, si è diffuso, e non solo tra i giovani, un utilizzo improprio dei media e dei social: moltissimi sono gli adolescenti continuamente connessi, che controllano fino a 110 volte al giorno la messaggistica. La maggior parte di loro, naviga tra WhatsApp, Instagram e TikTok senza spegnere più il cellulare, neanche di notte. Forse lo fanno perché di giorno sono inascoltati e sentono che per noi sono un problema più che una risorsa. Come genitori e come adulti in genere, dovremo preoccuparci per una serie di ragioni: per la sofferenza psicologica che potrebbe spingere un adolescente a consumare sostanze alcoliche e psicotrope; per le chat di classe, poiché i messaggini, le immagini, i video, le e-mail sono gli strumenti privilegiati dal cyberbullo; per il rischio che incorra in una forma di dipendenza da internet da cui sarà quasi impossibile uscire senza l’aiuto di uno psicoterapeuta. Vi sono sintomi psicologici ma anche fisici che rivelano una possibile dipendenza: la sindrome del tunnel carpale; la secchezza degli occhi; il mal di testa; il mal di schiena; l’alimentazione irregolare; la trascuratezza nell’igiene personale; i cambiamenti dei ritmi sonno-veglia. Un adolescente dovrebbe essere informato sui sintomi rivelatori di una eventuale dipendenza e imparare a controllarli, verificando se: si preoccupa di essere sempre on-line; dimentica le incombenze quotidiane perché non riesce a interrompere la connessione; si sente inquieto, vuoto, lunatico, quando interrompe o riduce l’uso di internet; perde il senso del tempo trascorso mentre sta al computer; adotta comportamenti a rischio (alcol, droghe, video-giochi, sesso on line); racconta bugie sul tempo passato on line; si rifugia in internet per colmare un vuoto. Se, come genitori, pensiamo che il massimo della potenza ideativa è tra i 15 e i 30 anni ci dovremmo rattristare per il numero preoccupante di adolescenti che sono sempre più impegnati a postare video e immagini o a chattare o sentire musica con gli auricolari perennemente infilati nelle orecchie. È difficile insegnare ai figli, se vivono immersi in un mondo virtuale. Ciò che possiamo fare è fermarci ad ascoltarli, mostrando curiosità per quel mondo e chiedendo di raccontarcelo. Il periodo ideale per parlare ai figli ed educarli al dialogo è quello dall’infanzia a tutta la preadolescenza perché l’adolescente sposta la sua vita sociale e crea relazioni fuori dalla famiglia. A quel punto a niente vale minacciare di togliere il cellulare, scarsa presa hanno i discorsi, per fortuna tutto può ancora funzionare se noi adulti siamo di buon esempio.
Anna Maria Onelli