A febbraio l’asticella dei prezzi mondiali dei generi alimentari si alza fino a raggiungere un record assoluto, sotto la spinta degli oli vegetali e dei prodotti lattiero-caseari. L’Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari, che rileva le variazioni mensili dei prezzi internazionali dei generi alimentari comunemente oggetto di scambi commerciali, ha raggiunto un valore medio di 140,7 punti in febbraio, in aumento del 3,9 percento rispetto a gennaio, 24,1 percento in più rispetto al livello dell’anno precedente e 3,1 punti rispetto al valore record registrato nel febbraio 2011.
Più moderato l’aumento dell’Indice FAO dei prezzi della carne, salito dell’1,1 percento da gennaio, con le quotazioni di carne bovina che hanno fatto segnare un nuovo record storico, in un contesto di forte incremento globale della domanda di importazioni, esigua disponibilità di bestiame pronto per il macello in Brasile ed elevata richiesta di ricostituzione del bestiame in Australia. L’incremento è scattato anche per la carne suina, a fronte di una riduzione, invece, per carne ovina e di pollame, in parte dovuta, rispettivamente, alla presenza di un elevato volume di forniture esportabili in Oceania e alla riduzione delle importazioni da parte della Cina, al termine del Capodanno cinese. L’Indice FAO dei prezzi della carne ha registrato- a febbraio 2023- una media di 112,0 punti, leggermente inferiore (0,1 punti) rispetto a gennaio e di 1,9 punti al di sotto del suo valore di un anno fa.
A febbraio, i prezzi internazionali della carne di pollame sono diminuiti per l’ottavo mese consecutivo, riflettendo l’abbondante offerta globale rispetto alla minore domanda di importazioni, nonostante i focolai di influenza aviaria in diversi principali paesi produttori. Al contrario, i prezzi internazionali della carne suina sono aumentati, sostenuti dalle preoccupazioni del mercato per la scarsa disponibilità di maiali pronti per la macellazione a causa dell’aumento della domanda interna in Europa.
Nel frattempo, i prezzi della carne bovina sono rimasti stabili, dopo le flessioni che hanno interessato tutto il secondo semestre 2022, grazie ai maggiori volumi di importazione, in particolare dall’Asia settentrionale, ha portato la domanda globale a bilanciarsi bene con le attuali disponibilità.
Anche i prezzi internazionali della carne ovina sono rimasti sostanzialmente invariati, poiché la domanda globale era adeguata ad assorbire l’offerta elevata dall’Australia.
In Europa, secondo quanto discusso nell’ultimo incontro del “Meat Market Observatory“, il patrimonio bovino a febbraio 2023 è in flessione del 1,5% e la produzione complessiva di carni bovine è inferiore del 2% rispetto allo scorso anno con apporti negativi soprattutto da Germania (-8,5%), Ungheria (-9,8%) e Slovacchia (-13,2%).
In tale contesto l’Italia registra un dato produttivo di leggera crescita (+1,5%) destinato probabilmente ad annullarsi nei prossimi mesi considerando la flessione delle importazioni dei capi da ingrasso negli ultimi mesi del 2022.
I prezzi in ambito europeo a metà febbraio, per le carni bovine sono superiori a quelli dello scorso anno per tutte le categorie con rivalutazioni che si aggirano attorno al 15% e nell’anno mobile da febbraio 21 a gennaio 2023 sono cresciuti del 24% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, così come del 24% sono cresciuti i prezzi italiani (+24%). Più in particolare in Italia i prezzi nel mese di gennaio 2023 per la categoria mista A/C/Z R3 si sono attestati su 527€/100Kg, tra i più alti in Europa, e superiori del 3,3% rispetto al prezzo medio Europeo per la stessa categoria che è di 510 €/100Kg. (fonte Ruminantia)