Scavalcata anche la scelta del nuovo leader del Partito democratico, adesso si dovrebbe cominciare a serrare le fila. In Regione, per esempio, dove il passaggio del testimone fra una Giunta e l’altra lascia sempre qualche settimana, se non mese, di stallo. E in Parlamento, dove tra un botta e risposta fra i politici del tipo “lui è peggio di me”, pare si continui a dimenticare che le elezioni sono state un flop di presenze e che il popolo ha bisogno di risposte e certezze, non richieste di ulteriori sacrifici. Oggi la fortuna di certi nani e certe ballerine della politica è che quel popolo, benedetto popolo, lascia fare. Fatta la legge, trovato l’inganno, qui si va avanti così. E ci si è talmente assuefatti a questo stato di cose che si sta cominciando ad ammirare i francesi, scesi in piazza per la questione-pensioni. Gli italiani che apprezzano il popolo francese? E’ tutto un dire. Al punto che sui social, che ormai sono diventati una sorta di oppio dei popoli, ormai vanno per la maggiore post del tipo “A.A.A. cercasi ventimila francesi disposti a scendere in piazza qui in Italia”.
Chiudo il sipario ricordando un mio vecchio compagno di classe, il senatore Bruno Astorre. L’augurio e la speranza è legata al fatto che possa esserci qualcuno in grado di raccogliere la sua eredità. Soprattutto, la sua innata capacità di saper ascoltare le persone, di saper stare fra la gente. Da buon politico nato negli anni Sessanta, aveva seguito gli insegnamenti di chi faceva politica scendendo in strada; parlando con la gente; ascoltando paure e problemi.
Massimiliano Morelli