Il 25 aprile è una ricorrenza che ci viene spiegata fin dalla scuola primaria, ogni notiziario ce la ricorda e per una buona ragione: questa è la data simbolo della liberazione dell’Italia dalla dittatura.
Molte sono le azioni che possono essere prese ad esempio per indicare la durezza, la crudeltà e le ingiustizie causate da quel governo e amplificate, poi, dalla guerra.
Alcuni esempi possono essere le discriminazioni istituzionalizzate basate sull’etnia o sulla cultura, frequenti anche nella Spagna franchista nei confronti dei Catalani e dei Baschi, la repressione di culti religiosi, politica condivisa anche dalla Russia di Stalin, e l’uccisione selettiva di avversari politici e possibili dissidenti adolescenti e quindi ribelli di diritto e natura, tipiche della Germania nazista e anche delle dittature sud-americane con i “Desaparecidos” (letteralmente “scomparsi” in spagnolo).
Quindi possiamo concordare nel dire che il 25 aprile serve per ricordare tutto quel che è successo, ma principalmente per analizzare e comprendere i perché non bisogna ritornare su quella strada.
Strada, anzi autostrada, che come ci insegna la storia, è stata condivisa anche da altri paesi con le loro ideologie.
Non a caso la politologa, filosofa politica e storica tedesca Hannah Arendt nelle sue opere dedicate ai totalitarismi, tra i quali spunta per fama “ Le origini dei totalitarismi”, parli di come queste forme di governo abbiano delle strutture che le portano ad assomigliarsi sempre più, nonostante palesi differenze ideologiche iniziali.
Per fortuna che il tempo sembra essere andato avanti permettendoci, così, di guardare indietro in maniera oggettiva e consapevoli del valore della cultura, dello studio e della possibilità di esprimere le proprie idee e parlare del passato liberamente senza un potere superiore intento a condizionare e a censurare.
Come già detto il tempo prosegue il suo cammino e l’umanità muta in esso e gli ideali del 25 aprile devono divenire elementi capaci di resistere agli sforzi di quelle persone, sparse per il mondo, che vogliono estirparli dalla storia cosicché possano ottenere un popolo sottomesso senza alcuna possibilità di rivoltarsi e senza possibilità di rappresentarsi in nessuna forma, neanche in una canzone come fu “Bella ciao” che ora è cantata in Iran dalle donne durante le proteste.
Questo perché la dittatura è solo una delle tante forme in cui il fascismo si insinua nella vita delle persone e cerca di annullare le libertà di un popolo e, a lungo andare, anche l’identità stessa del paese che dice di voler proteggere e rendere grande.
In conclusione, il 25 aprile lo si festeggia per proteggerci,per ricordare e per lottare affinché ci sia “L’avvenire di un mondo più umano e più giusto più libero e lieto” citando la canzone partigiana “oltre il ponte”.
Claudio Colantuono
Redattore L’agone