Quella di Tommaso Tittoni è una figura molto importante sia nei territori di Bracciano in cui è presente una scuola elementare a lui intitolata che in quelli di Manziana dove è possibile visitare una piazza omonima e dove è stato recentemente posto un busto in suo onore. Scorrendo la biografia presente su wikipedia, troviamo che è stato un patriota, giurista quindi deputato e poi prefetto. Fino all’incarico di Ministro per gli affari esteri tra il 1903 ed il 1905 cui è seguita la più breve presidenza del Consiglio: solo 12 giorni (d’altra parte, quello di presidente del Consiglio non è, almeno in Italia, tra gli incarichi più duraturi). A seguire divenne ambasciatore a Londra nel 1906 e nuovamente Ministro per gli affari esteri fino al 1909.
Nel suo mandato si trovò a dover gestire la crisi “bosniaca” del 1908. Tale vicenda ebbe inizio con l’annessione da parte dell’Austria – Ungheria – al tempo nella “Triplice Alleanza” con Regno d’Italia – della Bosnia ed Erzegovina. Il Trattato di alleanza prevedeva il mantenimento dello status quo nelle regioni dei Balcani o delle coste dell’Adriatico. Laddove ciò fosse divenuto impossibile e l’Austria-Ungheria o l’Italia fossero state obbligate a porre in essere un’occupazione temporanea o permanente … questa avrebbe avuto luogo solo dopo un preventivo accordo “fondato sul principio di un compenso reciproco per qualunque vantaggio territoriale o d’altra natura” … ottenuto dalla controparte. La questione nel caso di specie non era tanto l’occupazione in sé: l’Austria Ungheria aveva annesso la Bosnia e l’Erzegovina che occupava e amministrava sin dal 1878, prima della triplice alleanza. Il montare nell’opinione popolare dell’indignazione e del malcontento riguardava la mancata “compensazione” dell’Italia e la debolezza del Governo che si era fatto raggirare e che non era in grado di farsi valere fu la causa di accese proteste che portarono ad una campagna stampa durissima contro lo stesso Tittoni che propose, seppur come dimostratosi in seguito inutilmente, dopo l’ennesimo rifiuto degli austriaci a concedere suddetta compensazione, un incontro in Italia non solo fra gli Stati membri dell’alleanza bensì tra tutti i Paesi che avevano partecipato al Congresso di Berlino del 1878 minacciando inoltre, in caso di un rifiuto dell’Austria, di dimettersi facendo in modo che l’Italia, trovandosi in una crisi con l’Inghilterra che accettava la conferenza, abbandonasse la Triplice Alleanza. Nonostante non avesse ottenuto nessun tipo di compensazione, Tittoni si difese nel 1908 in Parlamento sostenendo di aver seguito la miglior condotta possibile date le circostanze riuscendo dunque ad evitare le conseguenze di quello che fu considerato un fallimento totale.
Nella vicenda traspare una certa grettezza e inclinazione a intravedere “macchinazioni” in danno del Paese. Probabilmente queste si potrebbero definire inoltre come il preludio delle rivendicazioni nazionali che seguirono alla prima guerra mondiale. Viene quasi da domandarsi se l’esito delle negoziazioni a Versailles sarebbe stato lo stesso se invece di Vittorio Emanuele Orlando (poco a suo agio con le lingue straniere) e del Ministro ed editore Sidney Sonnino avesse operato con la riconosciuta abilità ed attenzione Tittoni.
Claudio Pierini
PCTO giornalismo liceo “Vian”