Caro collega,
ti disturbo per raccontarti cosa è accaduto il 4 maggio scorso, così come riferitomi dai docenti della Scuola che dirigo, relativamente all’incontro fra i “nostri” ragazzi (i “miei” più piccolini dei “tuoi” delle superiori) nel parco della valle del Treja. Come immagino avrai saputo, la sera prima la squadra del Napoli aveva vinto matematicamente il campionato di calcio italiano di serie A. Forse per questo motivo, i tuoi ragazzi, pensando di provocare i miei, si sono divertiti a urlare una orrida canzoncina che invita il Vesuvio a “svegliarsi” e distruggere la bella Napoli e tutti i suoi abitanti. Sappiamo bene che i minori, per la Legge italiana, sono considerati “incapaci di intendere e di volere” e devo dire che i “tuoi” ragazzi (con questa volgare goliardia) ne hanno dato una chiara conferma della loro imbecillità a chi ne avesse potuto avere qualche dubbio.
I ragazzi della “Melone”, la Scuola che mi onoro di dirigere, increduli hanno chiesto spiegazioni ai loro professori chiedendo perché qualcuno desiderasse la morte di oltre 100000 persone, fra le quali donne, vecchi e bambini. I docenti accompagnatori li hanno rassicurati e spero che i “meloncini” non siano stati troppo ingenerosi nei confronti di quei deficienti dei tuoi alunni che chiedevano morte per i loro connazionali con le stesse parole ancora usate da alcuni furbi politici che inneggiano ad una Padania mai esistita.
Lo ammetto: questa storia non aggiunge molto ad altri episodi di volgarità, imbecillità ed ignoranza che vediamo ogni giorno. Ciò che però ha sconvolto anche me è stato venire a conoscenza che il coro era diretto da una “tua” professoressa! Intendo dire: una tua docente ha incoraggiato e intonato, insieme a degli imbecilli, una canzone inneggiante alla morte di donne, vecchi, bambini, ragazzi, uomini, medici, commercianti, artisti, poliziotti … una docente che non ha alcuna scusante perché è adulta, perché forse ha studiato, perché è un pubblico ufficiale, perché dovrebbe essere d’esempio, ma che invece invoca la morte indifferentemente su innocenti e delinquenti. Ora credo sia anche vero che a Napoli ci siano (anzi: sono certo ci siano) persone infami (come ce ne sono in realtà dovunque, anche nella città della tua scuola), ma questa tua pseudo docente dimentica che la Legge italiana non prevede per alcuno la pena di morte.
Immagino già cosa tu stia pensando, perciò ti rassicuro immediatamente: sì mi piace il calcio, sì sono tifoso della nostra nazionale, ma no, non sono tifoso del Napoli, per chiarezza sono appassionato dell’Inter da quando venni a conoscenza di campioni come Mazzola, Facchetti eccetera, ma non sono più tifoso da quando mi resi conto, quasi subito, che sia le vittorie che le sconfitte dell’Inter non mi portavano vantaggi né svantaggi per cui era da sciocchi esultare o intristirsi per vittorie e sconfitte non mie, quindi comprendi che la meritata vittoria del Napoli non mi tange minimamente e l’orripilante canzoncina inneggiante alla distruzione di Napoli mi avrebbe schifato, come mi ha schifato la tua dipendente, anche se fosse stata diretta a qualsiasi altra città, italiana o straniera che sia.
Credo non sia necessario chiarire a te che non ha senso avere invidia di chi vince con merito, né che non ha senso vincere con mezzi illegali e che non ha nemmeno senso (come non ne ha la tua “professoressa”) invocare la morte di chi vince. Credo anche sia inutile farti notare che l’appello della “professoressa” e degli imbecilli che la accompagnavano non può avere alcun effetto reale sul Vesuvio né su altro, se non nel giudizio pesantissimo che si è attirata, che ha attirato sulla scuola che dirigi e che purtroppo cade sulla professionalità di tanti altri docenti che invece lavorano con il cuore per la crescita dei ragazzi loro affidati, insegnando loro l’importanza dell’amore, della correttezza, del fair play, insomma di tutti quegli aspetti che la tua “professoressa” ha dimostrato di non avere e certamente non potrà mai insegnare ad alcuno.
Probabilmente tu non sei venuto a conoscenza di questa e di chissà quante altre bravate di questa sedicente “professoressa”, che non ha nulla in comune con la reale professionalità dei docenti veri. Probabilmente tu fai parte di quella schiera di dirigenti che hanno paura a pretendere correttezza dai docenti e rispetto del prossimo da parte degli alunni magari solo per paura di dovere poi fare il tuo mestiere di dirigente di una scuola. Probabilmente sei sempre chiuso nel tuo ufficio per non vedere, non sentire e non sapere. Infine probabilmente non avrai compreso che mandare in giro per il territorio simili bestie che rappresentano la “tua” scuola invocando morte per motivi insulsi (come sono tutti quelli che si basano su razzismo, campanilismo, xenofobia e incitano all’odio e alle guerre), certamente non stimola le famiglie ad iscriversi in quella che non ho remore a definire la scuola di imbecilli frequentata da imbecilli.
Riccardo Agresti