22 Novembre, 2024
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A proposito del calo della natalità…

L’Italia non solo paga lo scotto di una bassa natalità, ma anche il fatto che tra le coppie che decidono di mettere al mondo dei figli, sono sempre più quelle che decidono di averne solo uno, generando la cosiddetta “generazione dei figli unici”. È quanto spiega la psicoanalista Adelia Lucattini, in riferimento agli ultimi dati Istat, che vedono scendere la natalità in Italia al minimo storico: meno di 7 neonati ogni 1000 abitanti. Nel 2022, i nati sono scesi, per la prima volta dall’Unità d’Italia, sotto la soglia delle 400 mila nascite, attestandosi a 393 mila.

“Il problema delle culle vuote trae origine da diverse cause”, spiega Adelia Lucattini, “Innanzitutto c’è lo spostamento in avanti dei tempi della vita e l’ingresso nel mondo del lavoro, inoltre la grande difficoltà ad avere una casa propria, che affliggono sempre più la maggior parte dei giovani. Ci sono coppie che aspettano ad avere figli, poiché desiderano consolidare e collaudare il loro rapporto, mentre altre  preferiscono spendere i primi anni del loro rapporto nel viaggiare o in altre attività che sarebbero precluse dalla presenza di figli. Questo, anche perché non hanno potuto farlo prima, da single o da fidanzati”.

Il paradosso è anche che, chi decide di avere figli più avanti con l’età, spesso si limita a un unico figlio, fatto che sta generando “sempre più padri e madri di figli unici, che sappiamo non è un bene per i bambini poiché li priva dell’esperienza di essere e vivere da fratelli. Abbiamo il minor numero di nascite di tutta Europa e l’età delle madri al primo figlio più avanzata di tutto il mondo”.

Un problema sociale, che può avere risvolti anche su piano sanitario. “Con l’aumentare dell’età dei genitori”, prosegue Adelia Lucattini, “aumentano anche le possibili malattie genetiche e del neurosviluppo dei figli. Ormai è noto che anche l’età avanzata del padre è un fattore di rischio. Quando si decide di diventare genitori, a qualunque età, è necessario anche avere stili di vita sani e comportamenti virtuosi”. Alcool, cattive abitudini alimentari, una vita irregolare, la perdita di sonno, l’uso di sostanze stupefacenti, alterano i ritmi naturali della vita, danneggiano il corpo e la mente. “Il problema è che molti giovani non lo sanno, pensano che tutto sia recuperabile e che il corpo sia come una ‘macchina’, che si possa resettare in qualunque momento. Ma la mente il corpo hanno i loro tempi e la vita è unidirezionale, non si può riavvolgere magicamente, con la forza del desiderio”.

Il maggiore divario anagrafico tra genitori e figli si fa risentire anche sul “rapporto intergenerazionale della trasmissione del sapere delle abitudini, delle tradizioni e soprattutto, la felicità di avere figli e una famiglia di cui due generazioni rischiano di essere private. Pensiamo anche al fatto, che molti bambini non avranno avere dei nonni in forze o di averli proprio, perché i loro genitori sono troppo grandi e figli di genitori che, a loro volta, li hanno avuti da grandi. I nonni che rappresentano un’inestimabile  ricchezza, affettiva e culturale, poco o nulla valorizzata”.

Dal 2008, ultimo anno in cui c’è stato un aumento delle nascite, il calo in Italia è di circa 184 mila nati, di cui circa 27 mila dal 2019 in poi. “Ritengo che i figli siano il sale della terra”, conclude Adelia Lucattini, “e la gioia più profonda della vita e privarsene è una grande perdita. È necessaria quindi e un’informazione capillare sui rischi di rimandare oltre i trentacinque anni la nascita dei figli e adottare politiche economiche che sostengano i giovani in quell’avventura straordinaria che è diventare genitori”.

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