22 Novembre, 2024
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Sanità privata e pubblica, chi ha i soldi guarisce in tempi brevi, gli altri…

Cento di questi giorni? Ecco un resoconto dall’insediamento-Rocca

I primi cento giorni di una amministrazione  generalmente rappresentano il lasso di tempo necessario per capire in che direzione stanno andando le azioni di governo. Nella Regione Lazio siamo ormai allo scadere dei fatidici cento giorni e si può delineare quindi quello che ci aspetta nei prossimi anni.

Certo, ci sono i programmi elettorali, ma abbiamo imparato a non fidarci di quanto da essi proclamato, tanto sempre il nostro bene viene promesso. Quindi quello che conta sono i fatti e a essi dobbiamo guardare. Prima di ragionare su quanto sta avvenendo in Regione, è interessante riportare l’introduzione al libro pubblicato per Laterza da Giuseppe Remuzzi, Direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano, dal titolo “La salute (non) è in vendita”.

Tale introduzione recita “Prima di sparare a zero sul Servizio sanitario nazionale fermatevi un attimo e pensate all’ultima persona cara che ha ricevuto le cure per il cancro, o fatto un trapianto di cuore o di fegato. È stata curata senza spendere nulla. A noi italiani sembra normale. Ma non è così. In molte parti del mondo – anche in Paesi ricchi – avere in famiglia un malato può voler dire indebitarsi fino a perdere tutto”.

L’anno di pubblicazione del libro, 2018, è precedente alla pandemia, ma risultava profetico nel denunciare un processo in atto già da qualche anno, il passaggio a strutture private di servizi che dovrebbero essere invece forniti dal sistema sanitario pubblico. Il dottor Remuzzi rincara la dose in questi giorni (Corriere della sera, 9 maggio 2023), affermando senza mezzi termini davanti alla platea del convegno dei medici di Firenze che “bisogna abolire l’intramoenia” causa di una profonda ingiustizia tra i cittadini; e aggiunge infatti che un esame effettuato da una stessa struttura e da uno stesso operatore, ha dei tempi  scandalosamente diversi se il paziente paga, attese che possono andare da diversi mesi a qualche giorno. Si va quindi verso una sanità che si paga anche nelle strutture pubbliche.

E nel Lazio? Questa tendenza viene confermata o, come sarebbe giusto, contrastata? In un comunicato della Regione Lazio del 5 maggio 2023, viene riportata l’approvazione di un pacchetto di delibere volte a  risolvere l’emergenza dei pronto soccorso della Regione. Emergenza dovuta principalmente al loro sovraffollamento  che causa l’attesa per il ricovero anche di 46 ore a fronte delle 8 ore previste dalle linee guida nazionali (affaritaliani.it, 8 maggio 2023).

Il pacchetto prevede uno stanziamento di quasi 23 milioni di euro, la qual cosa dovrebbe renderci felici, la cifra non è poca cosa ed effettivamente potrebbe essere d’aiuto a risolvere il problema del sovraffollamento che la pandemia ha evidenziato in modo impietoso. A ben guardare però ci si accorge che quasi la metà di questo pacchetto, 10 milioni di euro, verranno utilizzati per “contrattualizzare con le strutture sanitarie private accreditate oltre 350 posti letto” (quotidianosanità.it,  5 maggio 2023).

I timori del dottor Remuzzi sulla privatizzazione della sanità pubblica e sulla profonda ingiustizia che questo comporta sembrano quindi diventare reali anche per la Regione Lazio, insomma si curerà chi avrà le possibilità finanziarie per farlo, chi tali possibilità non le ha dovrà fare affidamento su una sanità pubblica in costante declino.

Una forte critica al provvedimento viene anche dall’ex-assessore alla sanità nella passata amministrazione, Alessio D’Amato, sostenendo che con tale finanziamento si potevano assumere nelle strutture sanitarie pubbliche circa 500 operatori (quotidianosanità.it,  8 maggio 2023). E’ una questione di scelte e ci accorgeremo molto presto di quanto tali scelte saranno state lungimiranti se sono vere le previsioni di alcuni scienziati americani su un possibile nuova pandemia entro i prossimi due anni (tg24.sky.it, 11 maggio 2023).

Salvatore Scaglione

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