5 Novembre, 2024
spot_imgspot_img

A proposito dell’associazione “Madonna di Trevignano Romano”

L’Ente parco interviene sulla vicenda che rischiava di tenere in scacco la comunità

 Credere o non credere? La vicenda legata alle lacrime (vere o presunte, non sta a noi discettare sulla storia) della Madonna di Trevignano ha tenuto col fiato sospeso molti fedeli, anche se non tutti i gangli della vicenda sono stati chiari, nel corso del tempo. La dirigenza dell’Ente parco chiarisce la sua posizione con questo articolo.

 

Nei giorni scorsi sono stati rimossi i sigilli e avviati i lavori di ripristino, nel terreno
dell’associazione “Madonna di Trevignano Romano”. L’Ente parco naturale regionale Bracciano-Martignano, in relazione alle vicende relative al terreno utilizzato per i raduni dell’associazione “Madonna di Trevignano Romano”, informa che alla presenza congiunta dei guardiaparco e della polizia locale del Comune di Trevignano, in seguito alla autorizzazione da parte del giudice, ha provveduto alla rimozione dei sigilli dei manufatti sottoposti a sequestro. Allo stesso tempo sono stati avviati i lavori di rimozione della tettoia abusiva, un primo importante passo verso il ripristino della legalità e dell’area, un successo conseguito dalle amministrazioni locali a dimostrazione del buon operato tenuto finora. In merito al presunto ritardo negli interventi da parte dell’ente parco è opportuno quindi fare ulteriore chiarezza.
È vero quanto detto, ossia che la signora Scarpulla ha iniziato le preghiere collettive nel 2016, ma la vicenda non ha riguardato in alcun modo l’Ente parco fino al dicembre 2019. Infatti i primi tempi Maria Giuseppa Scarpulla, alias Gisella Cardia, recitava il rosario insieme ai suoi seguaci in casa e, per un periodo, in Chiesa. Tre anni dopo la prima presunta “lacrimazione” della statuetta di Medjugorje, la veggente e suo marito Gianni, tramite l’associazione “Madonna di Trevignano”, hanno acquistato il terreno in questione da un ristoratore del posto, campo a esclusivo uso agricolo, che ricade all’interno del parco di Bracciano e Martignano, zona di misure di “salvaguardia A”. Solo nel dicembre 2019 è stato richiesto il nulla osta all’Ente parco per realizzare una recinzione e la messa a dimora di alcuni alberi. Tenuto conto della destinazione urbanistica dell’area, zona agricola, gli interventi richiesti erano ammissibili. I lavori però sono stati avviati mesi dopo, nel 2020, in piena pandemia, (senza dare alcuna comunicazione né all’Ente parco, né al Comune) e non si sono limitati alla sola realizzazione della recinzione così come stabilito, ma l’associazione ha provveduto all’installazione di ulteriori
manufatti non autorizzati, quindi abusivi.

I guardiaparco, personale di polizia giudiziaria, sono quindi tempestivamente intervenuti nei primi mesi del 2021 e hanno formalmente contestato gli abusi, segnalandoli all’autorità giudiziaria, che ha convalidato il sequestro per le irregolarità riscontrate. Quindici giorni dopo, a marzo 2021, l’Ente ha emesso l’ordinanza di messa in ripristino. Dunque i tempi dell’Ente parco di Bracciano e Martignano sono evidentemente congrui.
Come previsto dalla normativa vigente, l’Ente parco ha trasmesso l’ordinanza alla Procura e al Comune per gli adempimenti consequenziali oltre che ai controinteressati. L’associazione, tramite i propri legali ha però impugnato l’ordinanza e ha ricorso in tutte le sedi, inizialmente richiedendo in via cautelare la sospensiva efficacia dell’ordinanza, vedendo respinta tale richiesta, successivamente ha presentato ricorso ordinario al Tar e, infine, al Consiglio di Stato.

a cura dell’Ente parco naturale regionale Bracciano-Martignano

 

Ultimi articoli