16 Novembre, 2024
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Alla “Corrado Melone” battere i pugni sul tavolo serve davvero a poco

Dietro le quinte dell’insegnamento, fra esempi di varia umanità “diseducata”

 Ogni anno, sul finir di maggio e inizio giugno, sembrerebbe che alcuni papà finalmente si sveglino e si rendano conto che qualcosa non vada per il giusto verso. Dopo mesi di sonno colpevole, nonostante le segnalazioni dei docenti, solo in prossimità della formalizzazione delle carenze didattiche dei pargoli; questi genitori si accalcano a scuola chiedendo lumi e minacciando denunce a destra e a manca.

Questi papà, che forse pensano che la dimostrazione della loro virilità avvenga alzando la voce e offendendo chi dedica la propria vita alla crescita culturale dei loro figli, arrivano a scuola blaterando presunte discriminazioni verso i loro eredi perpetrate da coalizioni di una decina di docenti che, pur insegnando discipline diverse fra loro, pur provenendo da varie città, pur avendo formazione ed età diverse, si sarebbero coalizzati tutti per non promuovere la loro progenie.

Un errore che molti commettono è pensare che siamo tutti simili e agiamo tutti allo stesso modo. Niente di più falso. Questo errore conduce le persone di giudizio, che ascoltano le lamentele dei pochi insoddisfatti, a pensare che possano avere ragione. Credo quindi sia bene illustrare alcuni esempi di particolare fauna con cui abbiamo a che fare.

Uno di questi papà è venuto a lamentarsi del fatto che durante l’anno la moglie sia stata “disturbata” troppe volte (a mio parere troppo poche) dai docenti che le segnalavano il pessimo rendimento del figlio fin dal mese di dicembre.

Un altro papà si è presentato molto alterato e rancoroso chiedendo il motivo per il quale il figlio non avesse la sufficienza come i suoi compagni, pur studiando ogni giorno fino alle 23. Quando gli è stato fatto notare che forse il non riuscire a raggiungere risultati sufficienti, pur studiando intere giornate, nascondeva evidentemente problematiche serie a noi non note, la risposta è stata che ad avere problemi erano i ragazzi con voti alti e non suo figlio.

Un papà è venuto a protestare, contestando il fatto che i docenti non sono medici, ma si erano permessi di suggerire alla moglie di far effettuare delle verifiche medico psicologiche al figlio che mostrava chiari disturbi dell’attenzione. Alla conferma che nessuno di noi a scuola sia laureato in medicina, ma tutti abbiamo una esperienza enorme che ci permette di avere dubbi su certi specifici atteggiamenti (peraltro dubbi sempre confermati quando verificati da specialisti, ma è un dettaglio), la risposta è stata che il figlio è perfetto, anzi migliore di tutti e che non avrebbe fatto fare alcuna verifica perché per lui era evidente che il ragazzo non avesse alcun problema e in caso di bocciatura avrebbe denunciato tutti.

Un papà ha dichiarato che non avrebbero portato il figlio a fare alcuna verifica medico psicologica semplicemente perché il figlio era contrario.

Al contrario di quest’ultimo, un papà ha dichiarato chiaramente che il figlio era stato portato da moltissimi specialisti e psicologi, e tutti avevano confermato la presenza di una certa problematica, ma l’ultimo consulto (il quindicesimo) era stato che il pargolo non aveva problemi e quindi erano i docenti a essere visionari.

Un genitore invece ci ha accusato di volere non degli studenti, ma dei soldatini perché “fuori” tutti rubano, bestemmiano e urlano, per quale motivo a scuola si pretende silenzio, rispetto e rigore?

A proposito di urla, un papà strepitante ha confermato che a casa il figlio schiamazza esattamente come descritto a scuola e quindi non comprende il motivo di tanta preoccupazione dei docenti.

In merito ai docenti, un papà ha affermato chiaramente quello che ci chiediamo da anni: quanto può valere la parola di una persona che guadagna 1500 euro mensili? Lui ne guadagna più del doppio e quindi il figlio va promosso.

Riccardo Agresti, preside

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