I cibi ultra-processati non sono salutari come vorrebbero farci credere
Negli ultimi anni sembra essersi diffusa l’idea che gli alimenti più antichi con i quali l’uomo si è evoluto fino ad oggi facciano male, a prescindere dalla quantità consumata. I detrattori di questi cibi dicono che l’alcol è un veleno anche se consumato saltuariamente e in piccole dosi, che il latte e formaggi fanno male, come del resto anche il pane, per non parlare della carne rossa fresca o conservata.
Del resto la stessa sorte è toccata ai cani e gatti che vivono con noi, per i quali viene “caldamente” raccomandato di fargli mangiare topi, carne e quant’altro, ma solo bilanciatissime crocchette, ossia cibi ultra-processati (UPF).
Ci si accanisce contro la prospettiva della carne coltivata, del latte sintetico o delle farine d’insetti mentre dei cibi ultraprocessati non se ne parla mai.
Ma cosa rientra in questa categoria di alimenti?
Secondo la classificazione NOVA introdotta da Prof. Carlo A. Monteiro nell’articolo scientifico “Nutrition and Health. The issue is not food, nor nutrients, so much as processing” (2009, Publ.Health Nutr 12: 729-731) sono riconducibili al gruppo 4 “formulazioni di ingredienti che risultano da una serie di processi industriali. Spesso sono necessarie attrezzature tecnologicamente avanzate per produrli. Gli alimenti degli altri gruppi sono frazionati in sostanze come zuccheri, amidi, oli e proteine, che sono poi spesso ulteriormente idrolizzati, idrogenati o altrimenti modificati producendo sostanze come proteine isolate, oli idrogenati, maltodestrine ecc. Spesso vengono aggiunti ai UPF additivi cosmetici come coloranti, emulsionanti, agenti di carica, addensanti, esaltatori di sapidità, dolcificanti ecc. L’obiettivo di tali modifiche è aumentare la durata di conservazione, ridurre i costi di produzione e creare prodotti alimentari convenienti e appetibili o iper-appetibili. Esempi di UPF sono pane, torte e pasticcini prodotti industrialmente, snack e caramelle confezionati, gelati commerciali, cereali per la colazione, yogurt alla frutta, margarina, bibite, zuppe istantanee, prodotti a base di carne ricostituita e piatti pronti.“
Il 30 marzo 2023 è stata pubblicata sulla rivista internazionale Clinical Nutrition una systematic review e meta-analisi dal titolo “Consumi di cibi ultra-processati e rischio di cancro: una systematic review e meta-analisi“, a cura di Irja Minde Isaksen e Simon Nitter Dankel (Clinical nutrition 2023 42: 919-928), che verifica dalla letteratura scientifica pubblicata se ci sono rischi per la salute umana nel consumare cibi ultra-processati.
Per farlo sono stati identificati undici report, inclusi otto studi caso-controllo retrospettivi e tre coorti prospettiche. In particolare è stato valutato l’impatto sul rischio di cancro in generale e/o di uno o più dei seguenti tumori: leucemia linfocitica cronica del colon-retto, della mammella, della prostata, del pancreas e del sistema nervoso centrale.
Nove studi hanno riportato una significativa associazione positiva tra l’assunzione di UPF e tutti i tumori valutati, ad eccezione di quello della prostata, dopo aggiustamento per fattori confondenti tra cui l’obesità e l’apporto energetico totale. Un aumento del 10% nella percentuale di UPF della dieta è stato associato ad un aumento del rischio di cancro in generale (HR = 1,13, IC 95% da 1,07 a 1,18) e cancro al seno (HR = 1,11, IC 95% da 1,01 a 1,21). Inoltre, un’elevata assunzione di UPF è stata associata ad un aumento del rischio di cancro del colon-retto (OR T3 vs. T1 = 1,30, 95% CI da 1,11 a 1,51) e cancro del pancreas (HR Q4 vs. Q1 = 1,49, 95% CI da 1,07 a 2,07 ). Associazioni più modeste sono state trovate per la leucemia linfocitica cronica e i tumori del sistema nervoso centrale. I limiti comuni di molti degli studi includevano l’assenza di una valutazione preventiva della dieta prima della diagnosi (gli studi caso-controllo), tassi di partecipazione più elevati tra i casi e la probabile errata classificazione di diversi alimenti come UPF o non UPF.
In conclusione, le prove disponibili mostrano un’associazione significativa e coerente tra l’assunzione di UPF e il rischio di tumori, tra cui il cancro del colon-retto, della mammella e del pancreas. Questi dati dovrebbero essere considerati nella definizione di linee guida relative alla dieta aggiornate, e dai responsabili politici e il pubblico per il miglioramento della salute pubblica.