Riceviamo e pubblichiamo – Il movimento civico Ladispoli Attiva esprime profonda preoccupazione per la grave situazione delle strutture turistico-ricettive di Torre Flavia e ritiene che sia fondamentale che l’Amministrazione dia risposte concrete e rapide a tutti quei soggetti che operano in quell’area.
Attualmente, ad eccezione di una struttura di proprietà della famiglia del sindaco Grando, tutte le altre attività sono chiuse e realisticamente non apriranno durante questa stagione estiva, con gravi conseguenze economiche e sociali.
Decine di posti di lavoro sono andati persi, e i turisti si trovano privati di servizi essenziali, nonché dell’accesso al mare in alcuni tratti. Nelle scorse settimane, Ladispoli Attiva ha unito le forze con il resto dell’opposizione per richiedere un consiglio comunale urgente dedicato alle mozioni e interrogazioni sulla questione. Tuttavia, nonostante i numeri a favore della richiesta, il Presidente del Consiglio ha negato la convocazione.
Di fronte alla solita arroganza dell’Amministrazione, come opposizione abbiamo presentato una nuova richiesta per discutere apertamente del problema in consiglio comunale. Il nostro movimento si è fatto promotore, insieme anche al Partito Democratico, di una mozione aperta all’adesione di tutte le altre forze politiche di maggioranza e opposizione, con l’obiettivo di impegnare la Giunta Comunale a trovare una soluzione per le strutture rimaste chiuse in Via Primo Mantovani al fine di salvaguardare una parte importante dell’economia cittadina e ripristinare l’accesso al mare nelle zone di spiaggia interessate dalle attività attualmente chiuse.
Nel frattempo durante il consiglio comunale di giovedì 29 giugno il nostro consigliere Fabio Paparella ha chiesto all’Amministrazione Grando cosa stia facendo per trovare una soluzione per le famiglie dei lavoratori e le imprese turistiche che da anni investono nel territorio di Ladispoli.
Il delegato Perretta, con la sua non risposta, si è fatto perfetto interprete di un’Amministrazione che si rifiuta costantemente di rispondere del proprio operato e, in questo caso, delle proprie palesi mancanze nella comunicazione e nel coinvolgimento degli operatori dell’area di Torre Flavia, accontentandosi di addossare la colpa di non aver seguito l’iter previsto dalla nuova variante a quegli stessi esercenti che ne avevano tutto l’interesse.
Ci chiediamo perché si preferisca lasciare chiuse le attività che offrono servizi in quel tratto di mare, provocando disagi sia ai turisti che ai residenti, i quali quest’anno non potranno accedere ai servizi minimi offerti.
Domande che meritano un confronto aperto in consiglio comunale, un luogo che ci appare sempre meno sede di confronto e controllo democratico e sempre più strumento di un “gotha” al governo della città.