Giovedì 27 luglio ore 21.30 presso Parco della Legnara di Cerveteri, Francesca Reggiani e Pino Quartullo saranno gli interpreti di “La vera storia di Ulisse e Penelope”, tratto dal romanzo “Itaca per sempre” di Luigi Malerba con le musiche dal vivo di Oscar Bonelli.
E se Omero avesse scritto l’Odissea dalla prospettiva di Penelope? Come avrebbe descritto il ritorno a casa di Ulisse ed il suo intento di travestirsi e non rivelare subito la sua identità? Nemmeno a sua moglie? Nel suo romanzo Itaca per sempre Luigi Malerba cambia lo sguardo del poema del ritorno per eccellenza, assegnando alla mite, paziente, fedele Penelope un ruolo meno defilato e più tagliente ed ironico, senza minimamente stravolgere l’epica del racconto omerico. E Ulisse, il re di Itaca torna a casa e ci appare meno eroe, più umano e familiare. Sorprese, colpi di scena e coinvolgimenti sentimentali sono alla base di questa trasposizione teatrale adattata appunto da una donna, Margherita Romaniello. La regia di Pino Quartullo regala al testo freschezza, il giusto tono di commedia ossequiando i versi di Omero ed il mito greco. Oscar Bonelli suona dal vivo in scena circa venti strumenti antichi, di foggia e musicalità orientali e mediorientali, evocando atmosfere uniche ed accompagnando le emozioni ed i colpi di scena dello spettacolo. I leggii utilizzati dai due attori diventano elementi drammaturgici veri e propri, un viatico per il pubblico per affacciarsi nei pensieri ad alta voce dei protagonisti dello spettacolo.
Ulisse, dopo vent’anni di guerra e avventure per mare, trova la sua reggia invasa dai Proci. Decide allora di travestirsi da mendicante per non farsi riconoscere e compiere la sua vendetta ma anche per capire se Penelope in tutti quegli anni gli è stata fedele, assediata da tutti quei prìncipi bramosi. Ma quale donna non riconoscerebbe suo marito pur dopo vent’anni? Davvero Ulisse pensa che un mucchio di stracci ed un camuffamento possano ingannare il cuore e gli occhi di una donna? Lei, profondamente offesa, finge di credere che lui sia un mendicante e come tale lo tratta, sta al gioco ma premedita aspre vendette. Lui, ingenuo, si sente il più abile creatore di storie e continua ad indagare sulla fedeltà di sua moglie. Perfino Telemaco, suo figlio, la sua nutrice Euriclea ed anche il vecchio cane Argo, scoprono ben presto che quel mendicante è in realtà Ulisse. Tutti. Tranne lei. Secondo l’eroe. E allora Penelope, per colpire suo marito nell’orgoglio come lui l’ha colpita nei sentimenti, non gli si mostra affatto distrutta dalle lacrime, anzi, indossa gli abiti più eleganti, mette fiori fra i capelli, cinge il suo collo con una preziosissima collana di lapislazzuli che non possedeva quando lui era partito, facendo impazzire Ulisse di gelosia. Mentre l’eroe trucida i Proci, Penelope cuoce a puntino Ulisse, (ben consapevole che suo marito è lì davanti a lei pronto a proteggerla) e come in una sfida tra commedianti, la bella regina si offre in gioco ai Proci, come premio di una gara al tiro con l’arco. Se gli Achei hanno impiegato dieci anni per conquistare Troia, non sarà meno arduo per il loro eroe più scaltro riconquistare sua moglie. Ma sarà soprattutto dopo la eliminazione di tutti i proci dal palazzo che inizierà la vera vendetta di Penelope. Fino al sorprendente epilogo.
Un testo spesso divertente, una partita a due fra un uomo ed una donna che sovvertono gli stereotipi del mito e confermano che anche le coppie più celebri non si sottraggono alle ripicche ed alle rivendicazioni di una moglie rispetto a suo marito. E viceversa. Un ribaltamento di prospettiva ed una narrazione meno eroica e più umana rispetto all’epica vicenda dell’uomo più intelligente e astuto della mitologia e della donna assurta a simbolo di paziente attesa e di fedeltà incondizionata. Francesca Reggiani interpreta una Penelope in forma smagliante, tagliente, ironica, innamorata eppure pronta a rivalersi sul marito, che in quanto tale, non sfugge ai vizi, ai difetti, alle mancanze che gli sono connaturati. Pino Quartullo, perfettamente calato nelle vesti di Ulisse, da ardimentoso, ingegnoso eroe di guerra, si ritrova con le spalle al muro a dover fronteggiare nuovi stati d’animo, commuovendosi troppo spesso, e dilaniato dalla gelosia, deve imparare a ridisegnare il suo ruolo all’interno del suo legame coniugale. Insieme ai due anche il figlio Telemaco (Giorgio Melone), complice suo malgrado delle astuzie paterne, il porcaio Eumeo (Roberto Fazioli), e la nutrice Euriclea (Ilda Ippolito), debbono dibattersi fra l’averlo riconosciuto ed il doverlo tener nascosto, dividendosi tra rabbia, sgomento, gioia, e commozione. I costumi e gli abiti indossati in scena sono stati realizzati dalla storica Maison Celestino “Ho lasciato ad Itaca una moglie giovane, mite ed ingenua, ritrovo ora una donna forte, furba e poco incline al perdono. Dov’è finita la tua proverbiale capacità di conquista, misero Ulisse?”