16 Luglio, 2024
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A proposito del voto e della scelta di decidere in democrazia

L’astensione implica meno obblighi morali, ma appare meno significativa

 “Articolo 1: l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

In democrazia ciascuno di noi è chiamato, secondo le leggi democraticamente stabilite, a prendere decisioni, per la nostra comunità, direttamente o delegando persone di propria fiducia.

In una assemblea non esiste alcun obbligo di fare dichiarazioni di voto.

Chi desidera farlo, lo fa per indurre altri a imitarlo. Chiaramente è più corretto farlo spiegando le motivazioni, che semplicemente esprimendo in anticipo il proprio voto, inducendo altri a votare similmente solo per emulazione.

Logica vorrebbe che se si votasse contro, si avesse un obbligo morale di spiegarne il motivo. Infatti, quando si mette a votazione una delibera, ovviamente il presidente chiarisce perché la abbia presentata; chi si fidi o sia d’accordo non ha necessità di altro. Se si vota contro significa che si è notato qualcosa che ad altri è sfuggito, ma se la decisione comportasse conseguenze di qualsiasi tipo ai votanti favorevoli, appare chiaramente scorretto essersi “parato le spalle” da soli votando contro, senza avvisare del pericolo ipotizzato in cui potrebbero incorrere gli altri (amici o colleghi che siano). Se le motivazioni, favorevoli o contrarie, sono state già espresse è ovvio che è inutile ripetere le motivazioni per le quali si vota contro o a favore.

L’astensione implica meno obblighi morali, ma appare meno significativa. Ci si astiene perché la delibera non è ritenuta essere importante o si ritiene che sia senza conseguenze o perché sia il voto a favore che quello contrario sono ritenute soluzioni equivalenti. Per astenersi esistono anche motivazioni “politiche” (e.g. non crearsi nemici o farsi degli “amici” per chiedere poi qualcosa in cambio), ma se l’obiettivo è il bene della comunità, gli interessi personali, più o meno elevati, dovrebbero rimanere in secondo piano.

Astenersi perché “non si è capito” è invece assolutamente sbagliato (sebbene non illegale). Se una delibera non è chiara come testo o come conseguenze prevedibili, si può chiedere di approfondire, di chiarire o, ma solo in casi estremi, di rinviare la votazione per recuperare maggiori ragguagli sul tema e le sue conseguenze che prima della riunione erano sfuggiti.

La presenza di astensioni per “incomprensione” è la denuncia di una democrazia malata, certamente non compiuta. Democrazia, infatti, non è solo avere libertà di votare. Democrazia è votare come si desidera realmente votare. Questo avviene solo se si conosce realmente il tema e le relative conseguenze e poi decidere con coscienza e competenza se le conseguenze della decisione siano accettabili (voto favorevole) o inaccettabili (voto contrario) o non interessi (astensione).

Esiste, infine, una ulteriore modalità che è non votare o uscire dalla sede per non votare. Le motivazioni, in questi casi sono legate agli specifici regolamenti (e.g. far cadere il numero legale per annullare la votazione) o a espressioni di manifesta protesta.

Riccardo Agresti, preside

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