A due anni dal ritorno al potere dei Talebani, Rai Gulp propone il film d’animazione “I racconti di Parvana” in segno di vicinanza alle tante ragazze afghane che hanno perso ogni spazio di libertà e devono lottare da sole per il loro domani. Appuntamento domenica 13 agosto, alle ore 21.05 sul canale 42. L’opera, che è disponibile anche su RaiPlay, sarà poi riproposta sabato 19 agosto alle ore 14.35.
Il film del 2017 – uscito in Italia nel 2019 – basato sul best seller di Deborah Ellis “Sotto il burqa” e fortemente voluto dalla produttrice Angiolina Jolie e dai creatori del film candidato agli Oscar “The secret of Kells” e “La canzone del mare”, racconta la storia di una ragazzina undicenne che con la sua famiglia vive in una stanza di un piccolo condominio a Kabul, nell’Afghanistan dilaniato dalla guerra agli inizi degli anni 2000. Suo padre lavora in un mercato rionale leggendo e scrivendo lettere per coloro che non sono in grado di farlo. E’un uomo che usa i libri per istruire le persone senza fare alcuna differenza di genere, ma questo è inconcepibile in una società dove alle donne è proibito lavorare e uscire di casa da sole e senza il velo sopra la testa, così un giorno finisce per essere arrestato. Parvana decide allora di travestirsi da ragazzo per aiutare la sua famiglia e scoprire se suo padre è ancora vivo. Traendo forza dai racconti che ascoltava da lui, scopre dentro di sé una grande determinazione e arriva a rischiare la vita per salvarlo.
“I racconti di Parvana” è un film coinvolgente: se ne avverte subito l’urgenza narrativa che incanta ed emoziona. Insieme alle gesta della protagonista, al centro della scena c’è sempre il potere della cultura – a volte semplicemente il saper leggere e scrivere – che il padre le ha trasmesso con i suoi racconti, gettando il seme della consapevolezza, coltivando l’empatia e la cura, lasciando spazio a una crescita personale nella libertà e nel rispetto di sé stessi e degli altri. Il film è per i ragazzi e le famiglie una bellissima storia di empowerment e immaginazione femminile di fronte alla cultura dell’oppressione.