Riceviamo e pubblichiamo – In maniera abbastanza diretta l’Atc Vt/1 ci chiama in causa a seguito di alcuni interventi sulla stampa, indicando in particolare il nostro, riguardo la questione cinghiali.
Si dilunga in una sottolineatura del ruolo dei cacciatori nell’opera di contenimento, esercitata sempre in maniera volontaria e gratuita. Lo sappiamo bene e chiaramente ci associamo. Ma se con questi richiami si vuol distogliere l’attenzione dal punto, hanno completamente sbagliato mira.
Infatti la questione che abbiamo sollevato è altra e molto chiara. La regione ha consentito/programmato (Dgr 650/22) per il periodo 22/23 per il Vt1 un piano di selezione per 959 abbattimenti. Al 30 giugno è stato realizzato circa il 10% . Così riporta un’allarmata relazione tecnica prodotta dallo stesso Atc.
Visto l’assoluto divario tra obiettivi e risultati, lo stesso Atc ha giustamente di corsa rivisto le proprie linee guida operative per l’attuazione del piano. Il tutto si evidenziava peraltro in corso d’opera perché le procedure di monitoraggio si svolgono in tempo reale. Speriamo ora si riallinei la situazione.
Senza voler aprire competizioni inopportune ed improprie, ma i numeri realizzati nel più piccolo Atc 2 evidenziano differenze evidenti, in condizioni ambientali similari. Peccato poi che i due Atc viterbesi comunichino tra loro pochissimo e non si colgano tutte le sinergie possibili. Pratica inopportuna che assolutamente non condividiamo. Come sarebbe utile un metodo di confronto su queste tematiche di tutte le associazioni venatorie.
Sul tema specifico della presenza dei cinghiali in ben localizzate aree urbanizzate non abbiamo avuto remore nel sottolineare l’evidenza della concausa dell’Arcionello e ipotizzare un ruolo diverso del comune.
Ci pare invece quantomeno improvvisata l’idea che abbiamo letto di una sorta di autogrill per i cinghiali, vicino alla città. Comunque tutto rientra in parte delle responsabilità gestionali del comitato direttivo dell’Atc, se si vuole interpretare con pienezza il mandato statutario. Organismo di cui non facciamo parte, in cui invece il comune di Viterbo ha una decisa voce in capitolo.
Tutto qui e non ci pare di avere fatto alcuna sottovalutazione del ruolo dei cacciatori. I quali invece sono gli unici che cacciano bei soldini per sostenere gli Atc e che, in particolare con le braccate, offrono un contributo decisivo nel contenimento. Non si alzino quindi cortine fumogene per sviare l’attenzione.
Le problematiche di gestione ambientale e faunistica di competenza degli Atc, con risorse limitate, si presentano sempre complesse, in particolare quella relativa alla gestione cinghiale e non consentono approssimazioni o genericità. Ma il comitato di gestione sa bene che come associazione cerchiamo sempre di dare un contributo documentato e non ci tiriamo indietro, quando chiamati a dire la nostra, nero su bianco e pubblicamente.
Sempre per rimanere in tema sanno bene con quanta insistenza abbiamo sollecitato la regione a eliminare la inutile burocrazia che solo nel Lazio complica l’attuazione dei corsi per selecontrollori.
È assurdo infatti che da una parte si lamentano le criticità per la proliferazione dei cinghiali, come fa nuovamente Confagricoltura in questi giorni, e dall’altra si complica la vita a chi potrebbe e vorrebbe invece intervenire.
Noi cerchiamo di interpretare il nostro ruolo associativo in termini propositivi, quando serve anche con prese di posizione pubbliche. Gli Atc infatti non sono un ente privato e tutti, in particolare chi è rappresentato e dirige con poteri reali, è tenuto a un confronto aperto e una verifica coerente.
Federazione provinciale Arcicaccia