Il libro Wilma Montesi – Una storia sbagliata – di Chiara Ricci indaga l’omonimo caso del ritrovamento di un cadavere – nella metà degli anni ’50 – di una giovanissima donna sulla battigia del mare della costa laziale, in prossimità della capitale, più esattamente a Torvaianica. Un delitto dalle mille contraddizioni che coinvolse, tra gli altri, esponenti politici e il mondo del cinema italiano. Quest’opera è uno dei pochi scritti sul caso, due dei quali di Gabriel García Márquez e Indro Montanelli, che sconvolse il Paese di allora. Negli anni nessuna opera cinematografica è stata portata a termine sulla vicenda Montesi se non un lavoro spagnolo ma sono innumerevoli le citazioni del ritrovamento, più o meno criptiche, da parte dei grandi maestri del cinema italiano da Federico Fellini a Dino Risi, passando per Camillo Mastrocinque.
Il racconto del caso Montesi è affrontato in una contestualizzazione spazio-temporale che chiarisce molti meccanismi e stati d’animo del paese di allora e con questo anche il modo di agire di una, tanto repressa e quindi condizionata dagli anni precedenti, stampa. Nell’opera troviamo una inchiesta fatta di un susseguirsi di ricostruzioni che attingono agli archivi del Tribunale di Roma, tutti con riferimenti ai fascicoli, spesso vi sono citazioni cinematografiche e musicali tra le quali i versi di De André il quale riferimento troviamo anche nel titolo. Ci si immerge in una delicata e rispettosa indagine di un susseguirsi di fatti tra lettere d’amore di 70 anni fa, famiglie e comportamenti sociali di allora, parallelismi con il cinema italiano, condanne, indagini sbagliate e rinnovate indagini sul cadavere con super perizia e calunnie. Si entra inoltre nell’intimità della famiglia della ragazza uccisa della quale l’autrice, nel descriverla, scrive: «[…] i Montesi o si amano o si odiano. Non ci sono vie di mezzo né sfumature per chi li ha conosciuti».
Quello riguardante Wilma Montesi è uno fra i più importanti enigmi della Storia del nostro Paese. Coinvolse molteplici strati sociali della comunità di allora quali il mondo politico, il jet set della libera professione e della cinematografia sui quali furono accesi i riflettori e sui quali gravò il giudizio dell’opinione pubblica e delle sentenze emesse. Tutt’oggi ci si domanda se la mancata risoluzione del caso, in qualsiasi eventualità anche figlia del suo tempo, possa essere attribuita a incapacità o negligenze in allineamento a una mancanza di strumenti – visti i tempi – oppure a una volontà ben precisa, da parte di qualcuno, di confondere le acque.
Marzia Onorato
Redattrice L’agone