Solo 1 peperoncino su 3 (30%) è Made in Italy mentre il resto viene importato dall’estero per un totale di quasi 3,4 milioni di chili nell’ultimo anno. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti che partecipa alla Fiera mondiale del peperoncino a Rieti, sulla base dei dati Istat e Crea. Il crescente apprezzamento dei consumatori e l’attenzione ai superfood, dei quali il peperoncino è uno dei campioni, offrono spazio allo sviluppo delle produzioni nazionali, soprattutto a fronte di un import che soddisfa i 2/3 del consumo nazionale e che – evidenzia Coldiretti – è aumentato del +56% in dieci anni in particolare da India, Cina, Messico ed Egitto, Paesi che non applicano gli stessi controlli e criteri di sicurezza alimentare delle produzioni Made in Italy.
In Italia – afferma la Coldiretti – la coltivazione del peperoncino è diffusa su tutto il territorio da Nord a Sud, sia a livello professionale che hobbistico, con appassionati che si scambiano semi di varietà rare e gareggiano sul filo dei gradi di piccante. Si tratta di una spezia presente, in produzioni estensive, soprattutto in Calabria, dove è una componente fondamentale di molti cibi tipici, a partire dalla ‘Nduja, ma anche in Lazio, Basilicata, Campania e Abruzzo.
Il peperoncino è il frutto di una pianta erbacea delle Solanacee, dalla cui essiccazione si ottiene una spezia usatissima e inconfondibile. La capsaicina, alcaloide responsabile del sapore piccante, si concentra soprattutto nella parte interna che contiene i semi. Il periodo in cui normalmente vengono seminati i peperoncini va da marzo a maggio, mentre la raccolta inizia ad agosto e termina a novembre.
I benefici del peperoncino derivano da un mix di sostanze antiossidanti presenti al suo interno: vitamina C, carotenoidi, polifenoli. Il peperoncino – afferma Coldiretti – fa parte della tradizione agroalimentare nazionale e della dieta Mediterranea, grazie alle sue proprietà organolettiche, ma anche protettive per l’apparato cardio circolatorio.