Emiliano Minnucci interroga e s’interroga sulle scelte del ministro Salvini
È notizia degli ultimi giorni, come riporta la stampa, del definanziamento di una serie di opere ferroviarie, riguardanti Roma e provincia, con lo spostamento delle risorse economiche a favore di analoghi interventi ferroviari nelle regioni del nord Italia. Ad assumere questa decisione, il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini.
Il territorio Sabatino, con la cancellazione dei 244 milioni di euro già stanziati, vede l’eliminazione del raddoppio per la tratta Cesano-Vigna di Valle.
Per questo motivo l’Agone ha ascoltato il parere dell’ex consigliere regionale ed ex deputato Emiliano Minnucci, su questi ultimi fatti.
Cosa ne pensa di queste ultime notizie?
«Trovo assurdo che un ministro, che dovrebbe rappresentare l’intera nazione, decida di togliere risorse a importanti opere del centro e del sud Italia, in particolar modo riguardanti la capitale, al fine di avvantaggiare solo alcune regioni del nord Italia, che evidentemente gli stanno più a cuore. Credo sia un fatto di una gravità inaudita, che richiede una reazione immediata di tutti i cittadini, e in particolar modo dei rappresentanti istituzionali a tutti i livelli, di Roma e del Lazio. L’ondata di indignazione che sta montando in queste ore, credo sia assolutamente giustificata; in particolare, per il territorio Sabatino, azzerare i finanziamenti per l’opera più importante degli ultimi decenni significa assestare un colpo molto duro alle prospettive di miglioramento della qualità della vita di decine di migliaia di pendolari, lavoratori e studenti, nonché turisti. Come successo per la difesa del lago e dell’ospedale, dovremmo lanciare da subito una battaglia forte anche su questo terreno. Ci aspettiamo che tutto il territorio partecipi compatto, in primis i sindaci che rappresentano istituzionalmente ciascuna comunità».
Può raccontarci la storia della tratta Roma Viterbo?
«La FL3 visse una fase storica in cui qualcuno, follemente, pensava di sopprimerla. Con il raddoppio San Pietro-Cesano alla fine degli anni ‘90, però, l’amministrazione Badaloni, in occasione del Giubileo del 2000, scelse di ribaltare la questione, trasformando questa tratta in una metropolitana di superficie.
Già allora ci fu una mobilitazione di tanti cittadini del comprensorio, per chiedere che il raddoppio non si fermasse a Cesano, ma arrivasse fino a Bracciano; per una questione di risorse, però, la vicenda non poté essere portata a compimento».
Come si è passati, quindi, alla progettazione del raddoppio Cesano Bracciano?
«È proprio dalle mobilitazioni dei cittadini e del comitato pendolari che si riprese subito a discutere dell’argomento; parliamo del Patto per il Lazio, che ho vissuto in prima persona durante il mio incarico da parlamentare, all’interno del quale venne finanziato il raddoppio fino a Bracciano».
Ma il progetto è pronto oppure si tratta ancora di idee?
«Il raddoppio della tratta Cesano-Vigna di Valle, prima dell’intervento di qualche giorno fa di Salvini, era talmente operativo che era stato finanziato per 244 milioni di euro, sui 255 totali e si trova in una fase avanzata della progettazione. Un progetto tanto in fase avanzata, che è stata convocata ormai un anno e mezzo fa una conferenza dei servizi: lo strumento all’interno del quale devono esprimersi tutti gli enti interessati, chiamati a dare le autorizzazioni. Tanto si era avanti nella definizione del progetto, che RFI nel 2021 venne sul territorio a illustrare il progetto e i tempi di realizzazione».
Perché questo cronoprogramma non è stato rispettato?
«Dopo aver chiesto formalmente a RFI informazioni a riguardo, sembra che sussista un problema di fondo: come già in parte era stato preannunciato su “il Messaggero”, sembra che la Sovrintendenza paesaggistica abbia espresso un parere negativo per quanto riguarda l’ubicazione della stazione, producendo una sorta di impasse della conferenza dei servizi. Inoltre, poiché il terreno scelto per la costruzione della stazione a Vigna di Valle è gravato da usi civici, è necessario un passaggio da parte del comune di Anguillara, per renderlo utilizzabile; Ferrovie dello Stato fa sapere che, dopo varie richieste al Comune, non ha mai ricevuto risposta; tutte questioni amministrative assolutamente non impossibili da risolvere».
Ma il raddoppio è veramente necessario o è un progetto che potremmo abbandonare?
«Continuo a pensare che stiamo parlando di un’opera strategica per tutto il territorio; sarebbe un gran peccato se, utilizzando la metafora ferroviaria, dovessimo perdere questo treno. Un raddoppio fino alle porte di Bracciano sarebbe sicuramente un vantaggio per un’area popolata da ormai ottantamila persone. Dunque rinnovo l’appello accorato ai sindaci, agli assessori e ai consiglieri comunali (di maggioranza e di minoranza) di tutti i Comuni del comprensorio Sabatino, per una mobilitazione che imponga l’immediato ripristino delle risorse, con lo sblocco della questione burocratico-amministrativa».
Simone Montori