8 Novembre, 2024
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Il linguaggio della politica. Il blitz, il decreto Caivano

Come annunciato con largo anticipo a distanza di pochi giorni dalla visita di numerosi ministri a Caivano si è avuto un blitz di circa 400 uomini di tutte le forze dell’ordine. Il blitz, rispetto alle forze in campo, ha avuto da un punto di vista risultati e riscontri, il bottino quasi certamente non è che la punta emersa di un iceberg di quanto la malavita ha nascosto preventivamente; indubbiamente ha indicato come il problema delle periferie di tutte le città vada studiato e trovate soluzioni percorribili.

A stretto giro di posta, il Governo ha varato il decreto Caivano contro la criminalità giovanile, cerchiamo di analizzare finalità e prospettive. In promo luogo, ricordiamo che l’inizio di questa vicenda ha trovato spunto dallo stupro di due ragazzine e che l’intervento dello Stato è stato richiesto a grande voce dal parroco locale. Sia nei vari interventi, decreto, misure prefigurate, si fa confusione tra stupro e malavitosità. Lo stupro ha fondamenti nella cultura del predominio dell’uomo sulla donna, il possesso e il diritto vita e di morte; le donne hanno avuto il diritto al voto solo nel 1945, nel 1981 la legge 442 ha cancella dal codice penale italiano il delitto d’onore e il matrimonio riparatore; fino a quella data gli uomini che uccidevano mogli, figlie o sorelle che avessero loro arrecato ‘disonore’, potevano beneficiare di un grosso sconto di pena. Dall’inizio dell’anno a oggi si contano 80 donne uccise dai loro compagni. Per contrastare questa assurda violenza occorre una serie campagna di educazione che non può che iniziare dalle scuole, proseguire con tutti i mezzi di informazione e di comportamento anche di coloro preposti a funzioni apicali. Il successo di questa necessaria evoluzione culturale deve obbligatoriamente prevedere delle misure correttive nell’ordinamento giuridico, colpire facilmente i colpevoli senza troppe lungaggini o espedienti per ritardare gli interventi.

La violenza giovanile, troppo facile invocare pene repressive contro i minori. I giovani, i nostri figli sono il frutto di quanto noi abbiamo seminato, un ragazzo nato in una periferia in cui circolano liberamente droghe, armi, senza alcuna prospettiva di lavoro come possono essere differenti da quanto hanno visto sin dalla loro nascita. Le uniche prospettive sono l’affermarsi con altra violenza. L’abitare in palazzoni fatiscenti, in quartieri senza spazi sociali, scuole che sembrano bombardate può generare coscienza sociale? Il decreto prevede anche che venga tolta la potestà genitoriale e forte multe per i figli che non frequentano le scuole. Ma statistiche dei ministeri dicono che la dispersione scolastica, l’Italia è tra le peggiori in Europa, risiede sopra tutto nelle famiglie a scarso reddito, nelle scuole professionali, mentre nei licei classici frequentati da classi più agiate il fenomeno è minore.

Il progresso tecnologico da un lato e una globalizzazione sempre più dipendente da una economia spietata e dominante, spingono la società a un individualismo che mal sopporta i deboli o le persone che avrebbero bisogno di assistenza. Il lavoro, tipo smart working, è un altro esempio di spinta verso una società individualistica, ciascuno isolato nel suo mondo virtuale. Il lavoro in team è riservato a pochi.

Se vogliamo sperare in una società migliore bisogna riallacciare connessioni perse: il collegamento tra famiglia e scuola è fondamentale, la scuola non è un parcheggio per i giovani con strutture e programmi adeguati che tengano conto delle nuove esigenze, non sia classista e che abbia una unità tra nord e sud d’Italia, non devono esserci scuole di serie A o B. vedremo presto cosa significa la diversificazione negli stanziamenti regionali. Anche le famiglie devono rivedere i rapporti con la scuola che in questi ultimi tempo in alcuni casi sono sfociati anche in violenza o casi portati in tribunali.

I fenomeni di violenza sono riconducibili all’assenza delle istituzioni causati o da mancanza di fondi/persone, conflitti di competenza tra i vari organi istituzionali, burocrazia, quindi misure chiare e percorribili. Abbiamo una pletora di leggi anche molto vecchie che andrebbero eliminate invece di farne altre che creano confusione o facilità di escamotage per abili furfanti.

Come facilmente deducibile, entrambe queste problematiche necessitano il prevedere non pene carcerarie, ma forti investimenti per eliminare alla base le cause ingeneranti: lo stupro è un retaggio di pensieri oscurantisti, la malavita è frutto della corruzione, di una economia che favorisce solo la classe agiata.

L’Associazione l’agone nuovo, con i suoi strumenti di comunicazione e la messa a disposizioni di Esperti, rende da anni un contributo a supporto di queste problematiche, pensiamo che tutti insieme possiamo debellare il problema dei problemi.

Claudio Cappabianca, Giovanni Furgiuele, Redazione L’agone

 

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