4 Novembre, 2024
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Macché guerra lampo!

Il 24 febbraio 2022, Putin invadeva l’Ucraina.
Quel che doveva essere una guerra lampo di pochi giorni, è ormai una guerra che dura da un anno e mezzo, e determina quotidianamente piccoli e grandi stravolgimenti nelle cose di tutti i giorni.
Una di queste, forse la più banale, è che per decisione del Cio dal marzo 2023 i tennisti russi, se volevano proseguire a giocare, dovevano farlo come neutrali, senza indicazione dello stato e della bandiera per la quale gareggiavano e ora non più; nel giugno precedente, Wimbledon aveva deciso autonomamente di non far gareggiare gli atleti russi, fra i quali Medvedev uno dei primissimi del ranking, quale punizione per far parte di quella maledetta stirpe (se pensiamo che in Italia si arrivò a cancellare in quei giorni un corso di letteratura russa, comprendiamo a quali abissi di follia possa arrivare l’essere umano, financo superiori a chi decida di invadere l’Ucraina, operazione che quanto meno ha un senso politico e militare).
Medvedev peraltro, forse perchè aveva capito la mala parata, si era da subito schierato per la pace, dando almeno all’apparenza la sensazione di dissociarsi completamente dall’invasione: poichè non è potere del tennista quello di ritirare le truppe dall’Ucraina, non si comprende quali colpe ataviche potessero essergli addebitate per non farlo gareggiare a Wimbledon.
Ma tant’è, con l’abiura del Marzo scorso, ora i russi possono gareggiare ma senza apparire come tali: essi sono dunque diventati apolidi per costrizione, una di quelle operazioni che ricorda da vicino i tempi delle nostre scuole elementari, quando con la gomma a forza di cancellare talvolta si bucava il foglio per mettere mano ad un errore, rendendolo ancora più evidente agli occhi del resto del mondo.
Non si capisce, dunque, a chi giovi, o chi danneggi, la mancata indicazione del paese Russia accanto al nome del tennista, che tutto il mondo emerso che guarda il tennis sa essere russo, una sorta di cupio dissolvi nel quale come un buco nero è finita una nazione di 140 milioni di abitanti, la grandissima parte dei quali sono contrari all’invasione ucraina, non fosse altro per la tensione causata al Paese e a loro stessi.
In tutto ciò i benpensanti (o malpensanti, avrebbe scritto Bufalino) del Cio, pur conoscendo perfettamente Putin e le sue maniere forti, non pensano che per quanto si possano dissociare questi tennisti non possono andare oltre una certa soglia di esternazione, superata la quale dovrebbero aver paura per le loro vite e per quelle dei loro familiari rimasti in Russia.
Rimane così un buco, salutato da alcuni dissennati come un segno di civiltà, accanto al nome di Medvedev, che su Wilkipedia verrà ricordato come “tennista apolide di inizio del XXI secolo, per qualche tempo anche numero 1 del ranking, ebbe molti duelli con un campione no vax”, e che finirà per essere sepolto anche lui a Zante e avere illacrimata sepoltura, come il famoso poeta.
In questa illuminata operazione di pulizia morale dello sport, dettata da un pulpito sul quale il più pulito c’ha la rogna e tutti lo sanno, il Cio nell’ordine a questo punto dopo aver cacciato i russi da tutti i campi sportivi del regno dovrebbe, in via meramente esemplificativa:
1) revocare i Mondiali di calcio vinti dall’Italia nel 1934 e nel 1938, perchè vinti in periodo fascista con piena adesione dei nostri atleti al governo dell’epoca, come dimostra il saluto a inizio gara;
2) revocare il Mondiale di calcio vinto dal 1978 dall’Argentina, perchè ottenuto sotto una sanguinosa dittatura militare che brigò per comperare financo una partita col Perù;
3) revocarle anche il Mondiale del 1986 perchè nei quarti di finale un gol fu truffaldinamente segnato di mano;
4) squalificare il Sudafrica, ancora alle prese con l’apartheid, da ogni competizione mondiale;
5) squalificare la Cina, mai divenuta realmente democratica pur riportandolo il suo nome, da ogni competizione esistente;
6) impedire che i Mondiali si giochino in Arabia, visto che è un Paese con grave deficit democratico.
Se ciò, ed anche molto altro, non viene fatto, è un chiaro segnale che si tratti di una puerile democrazia a doppia velocità; una di quelle leggi, per dirla con il lucido Giolitti, che si applica per i nemici e si interpreta per gli amici, ma non si può dire, pena l’esclusione perpetua, ed anche l’obbligo di non avvicinarsi a meno di 200 metri con ordine del giudice, dal Canottieri Aniene di Malagò, dal circolo degli scacchi, della pipa e da quello dei calabresi a Roma.
Ci sarà un posticino anche per noi nel cimitero di Zante?
Alessandro Tozzi

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