Ha fatto tappa a Roma la quinta edizione di ‘Hand’ (Hepatitis in Addiction Network Delivery), il progetto promosso dal provider Letscom E3, con il contributo incondizionato di AbbVie, nato con l’obiettivo di anticipare la fase di screening dell’epatite C (Hcv) nella popolazione Pwid (People Who Inject Drugs) e in tutta l’utenza a rischio afferente ai Ser.D. Per la sua rilevanza a livello nazionale, dal 2019 ‘Hand’ gode del patrocinio delle quattro società scientifiche SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD.
La quarta tappa del progetto Hand 2023 ha visto la partecipazione di oltre 60 tra medici chirurghi, psicologi, farmacisti, biologi, infermieri, educatori professionali, assistenti sanitari e tecnici della riabilitazione psichiatrica che hanno preso parte al corso di formazione ECM dal titolo ‘Applicazione del programma di screening nazionale per l’eliminazione dell’Hcv nei Serd e nelle carceri della Regione Lazio’.
Nel corso dei lavori è stato sottolineato come nel Lazio siano presenti circa 53.300 pazienti con infezione cronica da Hcv attiva ancora non trattati con terapia antivirale (una prevalenza pari allo 0,9%), di cui circa 35.800 con infezione cronica ancora da diagnosticare (prevalenza 0,63%) potenzialmente asintomatici, e 17.500 in uno stadio di fibrosi avanzata (prevalenza 0,31%), sintomatici ma che ancora non hanno eradicato la patologia.
Diventa dunque indispensabile, secondo gli esperti, favorire un’anticipazione diagnostica attraverso un percorso di screening organizzato e una tempestiva presa in carico delle persone positive per l’avvio di un adeguato trattamento, il cosiddetto ‘linkage to care’.
Per questo i relatori hanno ripercorso nel dettaglio le indicazioni contenute nella deliberazione della Giunta Regionale 24 maggio 2022, numero 314, ‘Programma di screening nazionale per l’eliminazione del virus dell’epatite C nella Regione Lazio’.
Inoltre, hanno spiegato che nel Lazio operano 40 Serd, articolati su 53 sedi, dove 43 sono territoriali e dieci carcerarie. Nel 2021 le persone utenti dei Serd sono state circa 11.000, circa il 60% delle quali in fascia target per età.
Per quanto riguarda le carceri, nei 14 istituti penitenziari complessivamente presenti sul territorio regionale, di differente tipologia, nel 2021 si sono registrati 5.644 detenuti, un numero pari al 10% delle presenze nazionali, circa il 40% dei quali in fascia target per età.
Nel Lazio sono inoltre presenti complessivamente 17 centri clinici autorizzati alla prescrizione dei farmaci antivirali ad azione diretta, i Daa, indicati per la terapia dell’epatite C cronica.
Responsabili scientifici del convegno romano il Direttore Uoc Malattie Infettive Epatologia, Dipartimento Poit, Istituto Nazionale per le Malattie Infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ – Irccs, Gianpiero D’Offizi, e il Direttore del Dipartimento Tutela delle Fragilità – Asl Roma 2, Claudio Leonardi.
D’Offizi ha incentrato il proprio intervento sullo stato dell’arte dell’applicazione del programma di screening per l’eliminazione del virus dell’epatite C in Regione Lazio, in particolare nei Serd e nelle carceri, accendendo i riflettori sui programmi da attuare proprio nei Serd e nelle carceri per l’arruolamento dei pazienti e per far emergere il sommerso.
“La strategia migliore- ha puntualizzato- è la semplificazione, che consiste nell’identificare il soggetto Hcv positivo per poi avviarlo in un percorso di presa in carico presso un centro clinico della Regione e iniziare quanto prima un trattamento contro l’epatite C. Questo è molto importante, perché trattare subito un paziente Hcv positivo significa innanzitutto poter eliminare il ‘burden’ virale, ovvero la carica di virus presente, e quindi eliminare anche la possibilità di contagio di altre persone, di altre fasce di popolazione”.
“Ma nello stesso tempo- ha continuato- significa anche poter prevenire l’evoluzione, il peggioramento della malattia da Hcv, perché i pazienti che non sono consapevoli di avere questa infezione possono progredire nel tempo e avere quadri franchi di cirrosi o addirittura essere pazienti che arrivano anche al trapianto di fegato”.
Ai fini dello screening Hcv per la Regione Lazio, su proposta del ministero della Salute sono stati stanziati 8.148.378 euro. Claudio Leonardi si è soffermato sulle due maggiori criticità riscontrate nella Regione Lazio per dare piena attuazione proprio al piano di screening per malattia da Hcv. “La prima- ha informato- è legata all’annosa e perenne carenza di personale, che ci impedisce di poter attuare le procedure di screening precoce nella maniera migliore possibile. La seconda è determinata dal fatto che le lungaggini burocratiche hanno fatto sì che l’acquisizione del materiale necessario per attuare correttamente questo screening sia avvenuta un po’ in ritardo. In questo periodo stiamo però recuperando”.
Ha scattato una fotografia delle carceri italiane il Direttore Uoc Medicina Protetta/Malattie Infettive dell’Ospedale Belcolle-Asl Viterbo, Giulio Starnini. “Gli istituti penitenziari del nostro Paese- ha detto- hanno moltissimi problemi e tra questi vi sono quelli legati alla malattia infettiva. È una costante nel tempo, esiste da decenni. L’abbiamo affrontata ma non l’abbiamo risolta, perché quella carceraria non è una popolazione stabile, cambia continuamente, si rinnova di circa un terzo ogni anno. Tra le problematiche più importanti c’è, ovviamente, quella relativa alle epatiti, in particolare l’Hcv”.
“Per questo motivo- ha affermato- lo Stato e le regioni hanno individuato questo setting di persone, che riconosce una prevalenza dieci volte superiore a quella della popolazione generale. Si sta lavorando in tutte le regioni proprio attraverso l’offerta dello screening gratuito”.
“Quello che conta soprattutto è un’offerta terapeutica importante- ha concluso Starnini- che non terminerà con questo progetto ma dovrà proseguire, perché, ripeto, la popolazione detenuta non è stabile e ci sarà la necessità di prorogare nel tempo questa tipologia di interventi”.