23 Novembre, 2024
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Festival Nazionale dell’Economia Civile, via alla quinta edizione

Ha preso il via oggi, dalla sede di Novoli dell’Università degli Studi di Firenze, la 5ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, dal titolo “Oltre i limiti: l’impegno che (ci) trasforma“.

 

Il Festival è promosso da Federcasse (Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali) e da Confcooperative, organizzato e progettato con NeXt (Nuova Economia per Tutti), con la collaborazione di SEC (Scuola di Economia Civile) e il contributo di Fondosviluppo, Assimoco, UCID, Mus.e – Firenze, Federazione Toscana delle BCC, Coopersystem e Assicoper.

 

Leonardo Becchetti (Direttore del FNEC e Co-fondatore NeXt Economia) ha detto: «In questa 5ª edizione del Festival vogliamo sottolineare come per affrontare e vincere gli shock moderni, ci sia bisogno di una grande azione dal basso, con la partecipazione di tutti. Il segreto del successo di alcuni territori italiani, infatti, sta proprio nell’intelligenza relazionale. Le parole chiave per affrontare al meglio i problemi, quindi, sono co-progettazione, co-programmazione e collaborazione tra profit, no-profit e pubblico».

 

Dopo i saluti iniziali di Alessandra Petrucci (Rettrice dell’Università di Firenze), si è tenuta una lectiones civiles con lettura dei brani di Don Milani e introduzione da parte di Luigino Bruni (Presidente della Scuola di Economia Civile).

 

«Il fatto che esista questo festival per l’Italia è una buona notizia, perché in un tempo in cui è più facile accordarsi alle passioni tristi parla dei futuro e dei giovani», ha detto Bruni che ha sottolineato la centralità dei temi economici nel percorso di Don Lorenzo Milani: «Don Milani non era solo un grande teorico e pratico dell’educazione dei giovani, ma anche un profetico critico del capitalismo che ha visto prima degli altri cosa l’Italia stava diventando con il boom del dopoguerra.  Mentre gli economisti guardavano il miracolo del Made in Italy, Don Milani vedeva emergere una nuova legge, quella del bene dell’azienda e vedeva che non c’era una fabbrica dove si rispetta il lavoro, come quella che Cristo si sarebbe aspettato. La fabbrica vuole un ragazzo, lo spreme e, se potesse, domani ne farebbe anche a meno: la stessa cosa che sta accadendo oggi con i robot A cento anni dalla sua nascita, ancora parliamo di Don Milani: allora forse l’Italia non è così persa, nonostante la scuola del merito, il consumismo, le guerre, i porti chiusi, possiamo sperare che abbia ancora un’anima diversa e viva».

 

Successivamente lo scrittore Eraldo Affinati ha tenuto una lectio civilis relativa ai temi del sistema educativo. “Dov’è il Piemonte?”. Una domanda spiazzante e rivelatrice per Affinati, davanti ad Abdel, ragazzino egiziano alle prese con la spiegazione del Risorgimento italiano. «Questa domanda dimostra quanto è sbagliato il sistema che non adatta l’insegnamento alle caratteristiche di ciascuno, quanto è sbagliato propinare i test Invalsi, quando è sbagliata la scuola del merito. Questa scuola sta andando in direzione opposta rispetto a quella indicata da Don Lorenzo Milani, con valutazioni standardizzate e uguali per tutti – ha detto Affinati -. Cosa conta a scuola? Il priore di Barbiana avrebbe detto che conta la qualità della relazione umana, la costruzione di un clima di reciproca fiducia senza la quale nulla potrai fare. Oggi ci sono tanti Don Milani nel mondo, li ho visti in un maestro africano ai margini di un villaggio, negli educatori che a Berlino fanno giocare a calcio i Naziskin, nelle suore di Madre Teresa che in India accolgono giovani cerebrolese. Per parlare ai ragazzi serve che la parola sia frutto dell’esperienza vissuta, non delle nostre elucubrazioni mentali».

 

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