La 5ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile ha, tra i suoi obiettivi, quello di fornire risposte sostenibili, civili e partecipate agli shock e alle sfide globali nell’era dell’intelligenza artificiale e delle grandi trasformazioni sociali.
Oggi non basta essere innovativi per fare innovazione: il concetto di comunità di innovazione sociale nasce proprio in risposta ai bisogni del territorio, perché nel dialogo e nella formazione reciproca e permanente, la società civile e le istituzioni possono costruire un futuro partecipato, inclusivo e sostenibile.
A questo e ad altri temi ha risposto Joseph Stiglitz (economista e vincitore del Premio Nobel per l’economia nel 2001): «Discutiamo spesso di trovare un equilibrio tra stato e mercato, tra pubblico e privato ma dobbiamo prendere in considerazione anche altri fattori: negli Usa i college che hanno più successo sono quelli che si basano sulla collaborazione con le Fondazione e durante la crisi del 2008 le uniche banche che continuavano a funzionare erano le banche cooperative. Questo dimostra che dobbiamo andare oltre la divisone fra pubblico e privato e coinvolgere la società civile ed è più semplice partire dal livello locale, dove ci sono le maggiori opportunità e le maggiori speranze. L’obiettivo dell’istruzione oggi non è riversare conoscenze negli individui, con internet abbiamo accesso alle informazioni: quello che serve è imparare a distinguere tra ciò che è vero e ciò che non lo è. Lo abbiamo visto negli Stati Uniti, lo avete visto anche in Italia con i no vax e con altre teorie cospirazioniste: l’obiettivo dell’istruzione nel ventunesimo secolo è insegnare a distinguere ciò che è vero da ciò che è falso.
Il modello di business della Silicon Valley è sbagliato: è un modello che punta a fare soldi e a creare una migliore pubblicità per spingere gli utenti a consumare di più di cose che non avrebbero nemmeno consumato. Nella Silicon Valley a trent’anni sei già vecchio. Sono giovani innovatori che spingono ulteriormente il consumo, mentre secondo me i giovani innovatori dovrebbero occuparsi anche di innovazione sociale. Dobbiamo trovare un equilibrio tra l’innovazione che crea profitto e l’innovazione che migliora la società.
Il sistema attuale non sta funzionando e i giovani lo sanno: sappiamo che il mondo è in pericolo se non facciamo niente contro il cambiamento climatico; sappiamo che la democrazia è in pericolo, lo vedo negli Stati Uniti ma lo vediamo in tutto il mondo. Quello che ho visto qui oggi è un segnale di speranza, ma serve un coinvolgimento dei giovani a livello politico perché i giovani si allontanano il dibattito politico finisce nelle mani sbagliate. C’è l’urgenza di coinvolgere i giovani nel processo politico».
Presente al panel anche il Sindaco di Firenze Dario Nardella: «Il motore per combattere le diseguaglianze è l’innovazione sociale, Stiglitz ci invita a non vedere come ineluttabile la digitalizzazione e a vedere la tecnica come un mezzo e non come fine ultimo. Se lo facciamo possiamo essere degli innovatori sociali e i giovani possono essere protagonisti dell’innovazione sociale, anche nell’indicare le priorità dell’agenda pubblica. Da sindaco ritengo che la dimensione politica e istituzionale per l’innovazione sociale è quella delle città, non degli stati nazionali: le grandi sfide della globalizzazione sono tutte dentro le nostre città, è qui ad esempio che si produce l’80% dei rifiuti e del resto gli stati nazionali nelle varie Cop non hanno raggiunto nessun risultato. Io credo in un patto sociale e educativo tra le grandi città e le giovani generazioni: solo con questo patto riusciremo a vincere la sfida della transizione ecologica e digitale. Per fare innovazione sociale dobbiamo dare protagonismo ai territori, eppure le città non sono mai chiamate a dare la loro voce, nemmeno al Parlamento europeo e questo è un approccio molto superficiale».