22 Dicembre, 2024
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Ebadi: «Vinceremo la nostra guerra per portare libertà e democrazia in Iran»

“Finché non saremo (tutti e tutte) liberi”, come il nome del suo libro pubblicato anni fa, è stato il titolo della lectio civilis tenuta a Palazzo vecchio da Shirin Ebadi (avvocatessa iraniana e Premio Nobel per la Pace nel 2003), nel corso della 5ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile.

 

Sul palco con lei Stefano Arduini (Direttore di Vita) che ha interagito con il Premio Nobel, affrontando la tematica del coraggio di non arrendersi.

 

Come sta oggi l’Iran?

 

Nell’ultimo anno abbiamo visto il coraggio dei giovani iraniani. Più di 500 persone nelle strade sono state uccise dagli agenti del governo iraniano e più di 20 mila persone sono state arrestate. La polizia ha sparato e adesso molte delle persone che hanno protestato e sono rimaste ferite si stanno curando in Germania e in Francia.

Nell’ultimo anno abbiamo visto soprattutto il coraggio delle donne iraniane, noi abbiamo come slogan “donna, vita, libertà”, che ha due facce: una dice che non vogliono la dittatura religiosa, che la gente è stanca. L’altra che la gente vuole democrazia.

Ogni giorno continuano le proteste, per esempio ieri nella città di Zahedan in Belucistan molte persone sono state ferite perché gli agenti hanno sparato. In Iran per un po’ di tempo hanno staccato la tv per impedire che le notizie uscissero, ma il mondo ha saputo. Il coraggio del popolo mostra che, per ottenere la libertà, è disposto anche a perdere la vita.

 

Il movimento oggi è più forte o più debole di un anno fa?

 

Per ogni persona che viene uccisa, almeno 4 diventano più scontente e si uniscono alla protesta. Non è soltanto questo movimento, sono 43 anni che in Iran la gente vuole la libertà. Abbiamo provato tutte le strade per parlare con il regime in modo pacifico, ma non ha avuto successo. Il regime non vuole ascoltare il popolo, non vuole parlare con il popolo. La risposta è stata sempre lo sparo e il carcere: questa situazione non può durare per sempre, bisogna che il regime cambi e siccome non vuole correggere il proprio comportamento, alla fine senz’altro cadrà. La storia dimostra che nessun regime può durare quando più del 90% della popolazione non lo vuole. Vi prometto che la prossima volta che sarò qui da voi, il regime sarà cambiato. È un processo che ha bisogno di tempo, ma succederà. Non credo che ci vogliano più di 4-5 anni.
L’Iran è un paese molto ricco ma la gente ha fame, l’economia del paese è pessima, la corruzione è molto alta. Inoltre i progetti sbagliati del governo hanno fatto sì che la gente si impoverisse. Si spendono i soldi per comprare le armi per i terroristi attivi nella regione, che uccidono la popolazione iraniana, irachena, dello Yemen o della Siria. Se l’Iran diventa democratico, anche la regione sarà più tranquilla. Il Paese spende miliardi di dollari in progetti nucleari e niente per l’energia solare: a noi non serve l’energia nucleare, con tutto il sole che abbiamo. In Iran sta cominciando una rivoluzione, non lo volevamo ma il regime ci ha costretti. Non avevamo più scelta e la vinceremo comunque.

 

La comunità internazionale potrebbe fare di più per sostenere questo processo?

 

La democrazia in Iran, e in tutto il mondo, può essere utile. Guardate, per esempio, cosa è successo in Siria: tante persone hanno perso la casa, dove sono venute? In Europa. Se avessero aiutato il popolo a vincere, sarebbero rimaste a vivere nel loro Paese.

Europa e Stati Uniti parlano con il governo iraniano e questo mese gli hanno dato 6 miliardi di dollari per liberare 4 carcerati: non fate affari con il governo, aiutate la gente. Se la gente ottiene quello che vuole, se vive in libertà e in democrazia nel suo paese, non diventa una responsabilità per l’America e per l’Europa. Non avete aiutato il popolo e adesso lo vedete arrivare in Europa. Vi prego: aiutate il popolo iraniano.

La guerra per la democrazia e la libertà è il nostro dovere iraniano e lo stiamo facendo bene, ma chiediamo all’Europa e all’America di non aiutare i dittatori. Permetteteci di fare la nostra guerra e noi la vinceremo, ma voi non interferite.

La democrazia passa dalla porta dei diritti delle donne, non può esserci democrazia se il 50% della popolazione non ha diritti.

Alcuni gruppi di rivoluzionari in Iran vogliono che il post regime sia una monarchia, altri vogliono la democrazia: queste discussioni devono essere rimandate a dopo la caduta del regime. Tutti i gruppi sono d’accordo sul fatto che il prossimo governo debba essere secolare e non religioso, inoltre il potere dovrà essere in mano al Parlamento così da poter votare ogni 4 o 5 anni.

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