27 Dicembre, 2024
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Rozera (DG Unicef Italia): «Infanzia più in difficoltà oggi che nel 1946»

Paolo Rozera (Direttore generale Unicef Italia) e Marcella Mallen (Presidente ASviS – Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile e Prioritalia) sono intervenuti, nel corso della 5ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, al panel dedicato alla cultura della prevenzione dei luoghi e delle persone.

«Unicef – ha detto Rozera – nacque come fondo di emergenza nel 1946 per aiutare i bambini dopo la guerra. Doveva essere un’iniziativa temporanea, poi è diventata stabile. Il problema è che oggi, dopo 77 anni, la situazione dei bambini e dei giovani è anche peggio di come era nel 1946: per alcuni versi abbiamo sconfitto molte malattie, la polio ad esempio è rimasta solo in due o tre Paesi, e tanti passi avanti sono stati fatti. I bambini che muoiono ogni giorno sono sempre meno, perché stiamo lavorando molto sulle vaccinazioni, ma noi adulti troviamo sempre modi più sofisticati di fare del male e del danno ai minori. Nelson Mandela diceva che il grado di civiltà di un Paese si misura dal modo in cui tratta i propri bambini: in Italia ci sono un milione e 400 mila giovani che vivono in situazione di povertà assoluta e, a livello mondiale, il 90% dei minori di oggi soffrirà di problemi di salute a causa dell’inquinamento. C’è tanto da lavorare».

Riguardo la sinergia tra istituzioni, Rozera ha detto: «Vorrei che Carla Garlatti, Garante Nazionale dell’infanzia, continuasse a lavorare come sta facendo adesso, poiché sta facendo un ottimo lavoro: deve insistere sul coordinamento, perché quando si parla di minori e di giovani è importante che tutti lavoriamo nella stessa direzione. Attorno al giovane, al bambino, alla bambina, ci deve essere una rete che è di supporto e che punti a ottenere dei risultati che non siano solo temporanei, ma duraturi nel tempo».

Per Mallen «lo scarto è il tema cardine del pontificato di Papa Francesco, che anche nell’enciclica “Fratelli Tutti” evoca l’ombra di un mondo chiuso dove le persone non sono più sentite come un bene primario da rispettare e da tutelare, specie se sono povere, disabili o anziane. Abbiamo curato una lettura ragionata dell’enciclica, mettendola in relazione con il Goal 16 dell’Agenda 2030, ricavando una visione condivisa. L’appello del Papa ad abbandonare un mondo chiuso per abbracciare una visione aperta che abbracci luoghi, persone, prodotti abbandonati e scartato a favore di una nuova cultura della casa comune e del nostro destino. Come andare oltre lo scarto? È essenziale la collaborazione, la capacità di creare reti e alleanze che generano benefici concreti verso le comunità, ricucendo il tessuto sociale anche attraverso l’economia civile. Serve la concretezza del cambiamento: le buone pratiche generative, per lasciare il segno, devono essere azioni concrete, tangibili, durevoli e soprattutto misurabili. È nel Vangelo la sintesi più felice del concetto di conversione da scarto a valore di cui stiamo parlando qui oggi: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo”. Questo è un messaggio di speranza per andare oltre i limiti».

 

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