22 Dicembre, 2024
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Canale Monterano, Galleria Accademica presenta Rosa Stramandino

L’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea, in convenzione formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre, accreditata dalla Regione Lazio, iscritta all’albo di Roma Capitale e del Comune di Canale Monterano, presidente fondatrice la prof.ssa Fulvia Minetti, vicepresidente il dott. Renato Rocchi, direttore artistico Antonino Bumbica, inaugura la mostra di Rosa Stramandino alla Galleria Accademica d’Arte Contemporanea della Città d’Arte Canale Monterano di Roma in Corso della Repubblica n.50 il 14 ottobre 2023 alle ore 18.30, aperta al pubblico fino al 28 ottobre 2023 ore 10,30-12,30 con ingresso gratuito.

 

Rosa Stramandino è nata a Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina nel 1980, si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Catania nel 2003, già docente di Storia dell’Arte e Disegno dal 2007 e docente di sostegno, contesto in cui introduce l’arte come mezzo d’espressione e di conoscenza. Nel 2000 partecipa al Salone dei beni e delle attività culturali di Venezia, nel 2002 al Salone del Mediterraneo di restauro e conservazione dei beni culturali e ambientali di Catania. Nel 2007 e 2008 è responsabile delle Arti Visive presso l’Associazione Muse Italia di Genova, nel 2018 collabora con la Galleria Ponti x l’Arte con sede a Milano e Parma. Nel 2022 partecipa alla Mostra internazionale di Marsiglia, organizza varie mostre personali sul territorio italiano e attualmente le sue opere sono esposte presso diverse gallerie nella città di Milano e di Parma.

Le tracce cromatiche della Stramandino sono carezze sulla pelle, ove la pelle umana rifonde alla pelle del mondo. È un’arte precategoriale, irriflessa, sensoriale: un’arte ancora umida degli abissi della verità inconscia. Le scie e le modulazioni vibrazionali dell’artista richiamano alla visione archetipica dell’esperienza comune e universale dell’uomo: la vita nel grembo. L’imbibizione nel ricetto materno è sincronia, sintonia, sinfonia di sé all’ambiente. La domanda di sé, di un essere in fieri, è in ogni istante accorsa da una risposta di continuità, d’amore e di rispecchiamento: nel battito cardiaco, nella respirazione, nelle modulazioni del tono muscolare, nell’abbraccio delle onde di pressione amniotica sulla pelle, quali prime note risuonanti i movimenti del gesto emotivo. L’emozione materna è onda raccolta in impressione dermica. Sul foglio della mente la nuova vita traccia gli inchiostri propriocettivi, come macchie e scie in chiaroscuro di sfumature: sono le tensioni e distensioni del tono muscolare per un distillato di sé. L’ontogenesi registra psicofisicamente gli archetipi dell’inconscio collettivo umano e conserva una dimensione protomentale in cui corpo e mente, come soggetto e oggetto, si trovano in uno stato d’indistinzione.

Le tracce archetipiche della Stramandino sono melodie dell’esperito universale, linee, campiture e sfumature di sintesi di sé e di mondo, in abbraccio unico e bidimensionale dell’immemoriale. La pelle delle tele dell’artista non è rappresentazione, ma presentazione diretta di uno strato di memorie inconsce, un tessuto d’impressioni, che giacciono latenti in attesa di vivificarsi ancora. La pelle pittorica è un narrato, è simulacro d’incontri, è relitto di contatti nel mareggiare delle interazioni di sé e d’altro, di sé e di mondo. Il tatto della pelle è il senso vicariante e non vicariabile, padre di tutti gli altri, substrato sinestesico che riconduce al vissuto di intersensorialità primaria.

L’arte della Stramandino ricongiunge ogni divisione intersoggettuale della sovrastruttura culturale del vivere sociale, è espressione dell’identità comune e naturale di un’unità psicofisica armonica. Come nel grembo materno il feto vive un’organizzazione di sé in proiezione psicoaffettiva nel circondario intrauterino, così gli spazi pittorici della Stramandino sono un protoggetto transizionale winnicottiano come luogo franco di possibile autoinvestito, per la percezione di un sé infinito.

Questa arte verace e autentica dimostra che l’essere non è un patrimonio mentale, non è un appannaggio culturale, è invece una possibilità sensibile. L’essere è possibile in relazione ad un essere stati comune: l’esperienza prenatale nel grembo materno. L’essere è una dimensione di tutti, al di là delle soggettività, delle diversità, delle culture, e degli stati alterati di coscienza. La Stramandino dipinge sé al mondo lungo gli arabeschi di carezze dimentiche, che lasciano nel presente il desiderio del supporto espanso di sé. La condizione tetica e mancante dell’uomo, di fronte all’oggettualità antitetica del mondo, si appella al sentimento sintetico dell’arte. La sinestesia è la facoltà umana, involontaria e inalienabile, di associazione di tutti i sensi dietro la stimolazione di uno. L’uomo non possiede nulla, né di sé, né delle cose, ma può innamorarsi del mondo per la meraviglia di un dono: la pelle unica della continuità di senso dell’essere.

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