La comunicazione è un elemento fondamentale nella nostra vita quotidiana, sia a livello personale sia professionale. Oltre a trasmettere informazioni, la comunicazione svolge un ruolo cruciale nel creare connessioni significative tra le persone. La parola comunicazione, che racchiude in sé il termine “comune”; ci da il senso del mettere in comune, perciò quando comunichiamo mettiamo qualcosa di nostro a disposizione degli altri e quindi ci relazioniamo.
Paul Watzlawick, psicologo e filosofo austriaco, innovatore delle scienze umane, ha dato grande impulso alle teorie della comunicazione attraverso alcuni assiomi, tra i quali vediamo i primi due: il primo assioma afferma che è impossibile non comunicare, poiché ogni comportamento, anche l’assenza di azione, comunica qualcosa su di noi. Anche il silenzio trasmette un messaggio: indica la volontà di non comunicare, comunicando così la sua stessa intenzione. Quindi ogni comportamento ha un valore di messaggio. Il secondo assioma indica che esistono due livelli di comunicazione: il primo è quello del contenuto, e indica cosa si sta comunicando, il secondo è quello della relazione e indica il tipo di relazione che si vuole instaurare con la persona cui ci si rivolge. La comunicazione infatti va oltre la semplice trasmissione di informazioni. Oltre al contenuto oggettivo del linguaggio, l’aspetto cruciale ricade sul “come” viene detto. Si può dire che ogni comunicazione contiene una dimensione di metacomunicazione che definisce la relazione tra le persone coinvolte e il modo in cui il contenuto viene verbailizzato influisce sulla dinamica tra i comunicanti.
A quanto teorizzato da Watzlawick possiamo affiancare altre ricerche che hanno esplorato i differenti canali comunicativi che vengono utilizzati: quello verbale, ovvero i contenuti che esprimiamo, il canale non verbale, costituito dalla postura, dai gesti, dai movimenti e dalla prossemica e infine il paraverbale, costituito dal tono, volume e timbro della voce.
Albert Mehrabian, psicologo statunitense di origine armena, elaborò la regola “7% – 38% – 55%” per indicare che durante la comunicazione verbale solo il 7% del messaggio viene trasmesso tramite le parole, mentre il 38% è comunicato attraverso paraverbale e il 55% è veicolato dal non verbale. Mehrabian stesso precisò successivamente che questa regola vale soprattutto se il comunicatore sta parlando dei propri sentimenti e atteggiamenti e relegò strettamente in questo ambito i valori numerici che diede alla sua ricerca. Capiamo bene che, se la comunicazione è relazione tra le persone e se in una relazione emergono aspetti emotivi, è logico affermare, in una cornice più generale, che i contenuti non costituiscono l’aspetto preminente in una conversazione.
In particolare, gli aspetti relazionali e psicologici della comunicazione giocano un ruolo determinante nel favorire rapporti più solidi e rendimenti migliori anche livello organizzativo. La comunicazione può diventare un ponte che collega le persone e contribuisce al successo istituzionale. Vediamo questi aspetti sotto il profilo relazionale e organizzativo.
La comunicazione relazionale
La comunicazione, quando risulta efficace, è il fondamento per la creazione di relazioni significative. Quando le persone si sentono ascoltate, comprese e rispettate, si sviluppa un senso di fiducia reciproca. Questo crea un ambiente in cui le persone si sentono a proprio agio nella condivisione delle idee, delle opinioni e delle preoccupazioni, favorendo una migliore espressione delle emozioni, come base per favorire la creazione di legami più profondi e duraturi tra le persone, a livello amicale o gruppale, tra i partner e in famiglia e anche nell’ambito professionale.
Risulta cruciale quindi, nella gestione dei conflitti e delle emozioni, adoperarsi per una comunicazione chiara e rispettosa che aiuta a prevenire incomprensioni e malintesi che possono portare a conflitti.
La comunicazione organizzativa
Capiamo bene quindi che la comunicazione è un elemento chiave per lo sviluppo di una cultura organizzativa positiva. Quando le persone si sentono libere di esprimere le proprie idee e di dare il proprio contributo creano un clima di apertura e di collaborazione. La comunicazione aperta e trasparente incoraggia la condivisione delle conoscenze, la risoluzione dei problemi e l’innovazione, creando un ambiente di lavoro più motivante e gratificante che migliora l’engagement e la soddisfazione dei dipendenti. La comunicazione efficace ha infatti un impatto diretto sulle performance organizzative. Quando le informazioni vengono trasmesse in modo chiaro e tempestivo, si riducono gli errori e le inefficienze. Inoltre, una comunicazione aperta e collaborativa favorisce la condivisione delle conoscenze e delle competenze, stimolando l’apprendimento e l’innovazione di tutti: in questo modo è il “gruppo” che cresce e non il singolo. Le organizzazioni che investono nella comunicazione interna efficace vedono un miglioramento della produttività, della qualità del lavoro e dei risultati complessivi, perché consentono ai propri collaboratori e dipendenti di stabilire un clima di reciproco supporto e ascolto, creando così un senso di appartenenza e di fiducia, elemento che spesso manca nei contesti lavorativi e che, a lungo andare, crea insofferenze, demotivazioni, assenze prolungate e minori performance complessive.
In un mondo in cui la chiarezza del messaggio crea ponti e la comprensione sincera costruisce connessioni, la comunicazione efficace emerge come la leva potente che trasforma le relazioni personali e le performance organizzative. Investire nell’arte di comunicare è investire nel futuro, dove l’empatia diventa la moneta di scambio che arricchisce ogni interazione e alimenta la crescita individuale e collettiva.
Gianluca Mineo
Redattore L’agone