Sempre più giovani sono colpiti dal burnout, la sindrome dello stress da lavoro. In crescita anche i disturbi alimentari e il disagio psicologico ad esso correlati.
“Lo stress da lavoro, riconosciuto anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una sindrome”, afferma la psicoanalista Adelia Lucattini, Ordinario della Società Psicoanalista Italiana, “può avere serie conseguenze non solo di natura psichica, ma anche fisica. Per le sue caratteristiche e le conseguenze dirette su lavoratori e studenti, il burnout è considerato una condizione che influenza lo stato di salute e il benessere generale delle persone. Il sentirsi esausti, sfiduciati e insicuri, è tipicamente causato da uno stress intenso e prolungato, al lavoro in sede o a casa (smart working). Il burnout è una condizione ben diversa dalla “depressione reattiva”, che è legata a traumi, lutti, perdite e separazioni.
Mentre nella “depressione reattiva”, vi è un umore depresso, stanchezza fisica e mentale, insonnia, deficit di attenzione e concentrazione, nel burnout che letteralmente significa “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato”, i sintomi sono altri.
Il primo sintomo è l’“esaurimento”, le persone si sentono emotivamente prosciugate e fisicamente esauste, si sentono incapaci di recuperare energie sufficienti per affrontare nuovi progetti lavorativi; il secondo, è l’“alienazione dal lavoro”, le persone percepiscono il lavoro come sempre faticoso, frustrante e stressante. Per opporsi alla sofferenza emotiva, inconsciamente si difendono, diventando cinici e distaccati verso i colleghi e il pubblico; il terzo sintomo è la “diminuzione dell’efficienza lavorativa”: perdono motivazione, concentrazione e creatività. Col tempo, si sentono sopraffatti dalle richieste professionali e non riescono a rispondere come vorrebbero alle richieste lavorative. Infine, insorge decadenza dell’autostima e sfiducia in se stessi: il logoramento causa la perdita di fiducia nelle proprie capacità, sul lavoro e nella vita.
Il burnout è un problema diffuso nella popolazione ed è ancora sottovalutato, soprattutto nei giovani, dove si constata un progressivo aumento.
Le conseguenze più eclatanti, soprattutto dopo la pandemia, sono il licenziamento in massa (la cosiddetta “fuga dal lavoro”) in alcune categorie di lavoratori, improvvisa e imprevista, e l’abbandono dell’università, anche poco prima della laurea, per gli studenti.
Adelia Lucattini indica in particolare alcune delle cause che portano allo stress da lavoro. “I carichi lavorativi eccessivi e i problemi relazionali sul luogo di lavoro, portano inevitabilmente all’esaurimento psicofisico, poiché sono microtraumi quotidiani “cumulativi”. Le smisurati incombenze lavorative se protratte nel tempo, la mancanza di controllo sul proprio lavoro anche per mansioni non definite, il distacco dall’istituzione a cui si appartiene, dovuto a isolamento o mancato inserimento in un gruppo di lavoro e un basso senso di appartenenza; un clima teso e rancoroso tra colleghi in assenza di un ambiente organizzativo normalmente supportivo, necessario per detendere le situazioni stressanti; l’insicurezza lavorativa, la preoccupazione del demansionamento e la paura di perdere il lavoro. Infine, contribuiscono a questo stato di malessere la mancanza di riconoscimento del lavoro svolto, delle proprie capacità e dell’impegno profuso”. Tutti questi fattori generano disagio psicologico e dunque stress.
“I primi segnali sono psicologici con insonnia”, continua Lucattini”, “fatica ad andare al lavoro e ansia. Col passare del tempo, compaiono somatizzazioni, nello specifico correlate allo stress protratto che porta ad una attivazione surrenalica con maggiore liberazione di adrenalina e non adrenalina e anche di cortisolo, che causa immunodepressione con disturbi fisici ricorrenti. Lo stress, inoltre, ha un effetto a livello cardiaco (tachicardia parossistica o tachiaritmie), a livello gastroenterico (gastriti o coliti funzionali), emicrania, disturbi cutanei (eritema, eczema, orticaria, etc.)”.
Turni pesanti, eccessivi carichi di lavoro, dovuti anche a carenza di personale, sono caratteristici del burnout, tra essi è da annoverare anche il tempo eccessivo dedicato allo studio, senza pause, né momenti di svago e senza alcuna attività fisica.
“Lo stress da lavoro e la pressione psico-emotiva dovute allo studio oggi possono colpire a tutte le età”, conclude Adelia Lucattini, “Questa crescente tensione ha un impatto diretto sulla salute mentale e fisica delle persone e può favorire l’insorgenza di disturbi alimentari anche seri”. Infatti, per la Dott.ssa Lucattini, lo stress intenso e prolungato, sul lavoro o nello studio, possono portare a binge eating, anoressia e bulimia. “Molte persone”, spiega ancora Lucattini, “trovano nel cibo conforto e consolazione, soprattutto nei dolci che, com’è noto, per la presenza di zuccheri raffinati danno un flash, un benessere mentale, in parte simile a quello procurato da alcune droghe. Inoltre, l’introduzione eccessiva o insufficiente di cibo, è anche una forma di controllo delle ansie persecutorie (che vengono metaforicamente “divorate” nella bulimia) o tenute a distanza (nell’anoressia o scarsa alimentazione), aggravando ulteriormente il problema psicologico e depressivo, a causa dell’eccessivo aumento o drammatica perdita di peso. “È cruciale che le persone riconoscano i sintomi tempestivamente e cerchino aiuto sempre, affinché la situazione non si cronicizzi. Gli effetti del burnout si instaurano lentamente, ma persistono a lungo, se non affrontati. Il benessere psicologico e la salute mentale devono essere sempre una priorità, sia sul posto di lavoro, che nelle Università. La prevenzione del burnout dei dipendenti deve essere considerata una delle priorità nel Risk Management aziendale, ancora troppo poco attivo in Italia; il supporto emotivo agli studenti è compito della famiglia insieme a Scuola e Università. Il sostegno psicoanalitico è un valido aiuto in ogni momento di difficoltà. La prevenzione del burnout e la sua cura sono essenziali per garantire il benessere individuale e familiare in una società sempre più sana e prospera”.