Il Rapporto annuale su “L’Economia del Lazio”, presentato in questi giorni dalla Banca d’Italia, offre un quadro d’insieme di grande interesse da prendere in considerazione per una valutazione più attenta ai processi socio-economici della regione.
Necessario strumento di approfondimento che consente di tracciare interventi per valorizzare le potenzialità presenti nel territorio e per effettuare sostegni utili ai settori produttivi ed economici in stato di sofferenza.
L’analisi presenta aspetti che possono considerarsi incoraggianti. Non possiamo sottovalutare, tuttavia, che essa lascia dubbi su quello che potrebbe essere un concreto sviluppo.
Il Rapporto afferma che nel 2022 sulla base dell’indicatore trimestrale regionale l’attività economica del Lazio è cresciuta del 3,7% in linea con la media italiana. Dopo l’aumento sostenuto, registrato nel primo trimestre di tale anno l’espansione dell’attività è proseguita a ritmi più contenuti.
Significativa è l’affermazione espressa nel Rapporto che le prospettive economiche per l’anno in corso risentono ancora del forte aumento dei prezzi dovuto al rincaro delle materie prime e ai più alti tassi di interesse.
Appare evidente che la situazione è difficile. Molti settori dell’economia sono in crisi. In particolare si assiste ad un rallentamento dell’espansione dell’industria, anche se alcuni comparti delle costruzioni sostenuti dagli incentivi fiscali, quelli dei servizi e il turismo hanno segni positivi di ripresa.
Per far fronte a tali problemi si richiederebbero adeguate risposte con delle politiche finalizzate allo sviluppo, risposte che l’attuale governo non sta dando tanto più che la sua manovra per il Bilancio 2024 è improntata a un’ottica di breve periodo con interventi temporanei e frammentari.
Di fatto nel complesso la dinamica per la regione Lazio è stata “lievemente peggiore della media del Paese”.
Sembrerebbe essere incoraggiante l’aumento del tasso di occupazione anche se l’offerta di lavoro è rimasta stabile. Sono in ogni caso indicatori che inducono a considerare la possibilità di creare condizioni di lavoro favorevoli e consistenti, maggiori di quanto si può dedurre da queste valutazioni.
La questione occupazionale rimane tuttavia aperta, soggetta alle variazioni del mercato e alle condizioni territoriali e contingenti. Le famiglie laziali da quanto risulta dal Rapporto della B.d.I. hanno avuto il proprio potere d’acquisto eroso dal rialzo dei prezzi.
L’inflazione ha colpito maggiormente le famiglie meno abbienti in quanto nel loro paniere di spesa incidono maggiormente le voci essenziali – alimentari e utenze – che hanno subito i rincari più elevati.
Il Rapporto sostanzialmente conferma quanto in questi giorni il Centro studi di Confindustria segnala, in una sua nota rivolta all’intero Paese, un peggioramento degli investimenti e dei consumi.
In esso si dichiara che la crescita per l’anno 2023 è ferma, l’attività dell’industria è in lieve calo e per di più il credito è troppo caro.
Credo che le valutazioni riportate sullo stato socio-economico della regione Lazio, in un quadro nazionale, richiedano una decisa azione, soprattutto da parte del PD, per approntare un progetto che affronti i temi cruciali per la sua crescita.
Economia Lazio: luci, ombre, futuro mah?!
Se guardiamo allo status di alcune province, come quella di Frosinone, ci si rende conto che il PD debba attivare immediatamente tutte le sue energie e i suoi gruppi dirigenti e istituzionali a sostegno di una complessiva proposta per la loro rinascita e sviluppo.
Le ragioni di questa scelta sono evidenti di fronte al degrado e all’impoverimento della realtà territoriale di Frosinone, dove la desertificazione industriale provoca devastanti ripercussioni sull’economia e sulle condizioni sociali con ricadute anche sulle province confinanti di Latina e Roma.
Le ore di Cassa integrazione sono in constante aumento. La retribuzione media lorda di tutte le province del Lazio, esclusa Roma, è tra le più basse rispetto alla media nazionale.
Se dobbiamo stare ai dati forniti da uno studio della Cgia di Mestre si evidenzia una quasi parità retributiva tra lavoratori e pensionati
Se ci riferiamo alla realtà nazionale secondo questo rilevamento i lavoratori in Italia sono 23.099.000, mentre i pensionati sono 22.772.000. Per quanto riguarda il Lazio a Frosinone gli occupati sono 172.000, i pensionati 171.000, a Latina gli occupati 210.000 e i pensionati 205.000, a Rieti 65.000 i pensionati e 56.000 i lavoratori, a Viterbo 126.000 i pensionati e 115.000 i lavoratori.
E’ evidente che la denatalità, l’invecchiamento della popolazione e la presenza di lavoratori irregolari – quelli in “nero”, secondo l’Istat, ammontano a 3 milioni – sono fattori che producono effetti di impoverimento della società e un progressivo rallentamento dello sviluppo economico.
Si apre, a fonte della situazione descritta, la necessità di attuare politiche rivolte a incentivare la crescita demografica, ad alzare il livello di istruzione, a regolare il mercato del lavoro e capaci di mettere in atto provvedimenti utili a garantire una crescita occupazionale.
Non sembra che il governo con il suo Bilancio voglia affrontare con decisione problemi di tale dimensione. Nel Bilancio mancano misure a sostegno di una strategia finalizzata allo sviluppo e alla competitività e ci si affida per la crescita del Paese essenzialmente all’attuazione dei progetti del Pnrr.
Si prospetta per il PD, a mio avviso, un compito rivolto a definire una piattaforma politico-programmatica che tenga conto della realizzazione di un diverso modello regionale di sviluppo e di welfare.
Presentare una propria proposta è urgente. Le scadenze elettorali, comunali ed europee sono prossime ed è necessario avviare un confronto con le forze democratiche e progressiste, nonché con settori rappresentativi della società, in modo da costruire alleanze politiche compatte ed efficaci.
Occorrono pertanto un impegno straordinario e un’azione chiara e decisa nonché progetti e idee che offrano una diversa visione della Regione e garanzie per un futuro migliore.
Ermisio Mazzocchi
fonte UNOeTRE.it