Presentato oggi al Cinema Eden di Roma il documentario “Lee and me”, lavoro di Alessandro Garilli, prodotto da Angelika Vision, con il sostegno di enti e aziende di livello nazionale, patrocinato dal Comune di Canale Monterano e girato anche nel nostro Teatro Comunale.
Dal 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l’opera sará disponibile su Amazon Prime.
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Strutturato come una graphic novel in bianco e nero, Lee and Me è un viaggio nella vita di una donna (l’americana “Lee” Miller, nota modella, fotografa e fotoreporter del Novecento) che ha subito una violenza e di un uomo (il kosovaro Sami) che ha commesso un abuso.
Due storie, distanti nello spazio e nel tempo, che però mostrano un doloroso punto di contatto e che si aprono in un dialogo attorno ad un tema duro, crudo (reso qui in modo più delicato anche grazie ai preziosi disegni di Michele e Federico Penco).
La peculiarità dell’opera risiede nello scambio narrativo che avviene nel corso del documentario.
Nella prima parte, infatti, la vita della musa americana (simbolo femminile di indipendenza ed emancipazione) è narrata da Sami e da altri sei sex offender (che, al pari del giovane kosovaro, sono tuttora detenuti in carcere).
Dunque le prove è le riprese di questa prima frazione sono state realizzate esclusivamente all’interno della prigione e sono frutto degli incontri avvenuti tra il regista e i narratori, sempre in presenza della psicologa e psicoterapeuta operante nella casa circondariale.
Nella seconda parte, invece, la vicenda di Sami è raccontata dalla stessa Lee, ovvero dall’attrice Alice La Manna che nel film interpreta il ruolo dell’icona d’oltreoceano.
“Raccontare la vita di una persona – specifica il regista Alessandro Garilli – richiede al narratore stesso un ascolto e l’essere disposti ad ascoltare è il punto di partenza per un dialogo. A ben vedere, dunque, Lee & Me è un dialogo, non solo fra carnefice e vittima, ma, in senso più generale, fra uomo e donna; tale dialogo (che supera la barriera temporale) si sviluppa con un duplice intento: da un lato favorire la redenzione di chi ha commesso un errore e dall’altro fornire alla vittima la possibilità di non sentirsi più un mero oggetto, ma di essere presa (finalmente) in considerazione come essere umano violato.
Ciò è quanto si propone di fare oggi la giustizia riparativa, che considera il crimine, non solo come il superamento di una norma, ma principalmente come una violazione delle persone e delle relazioni
interpersonali.
L’idea alla base della scrittura del film parte, dunque, dal presupposto che per iniziare a scardinare l’orrenda ‘cultura dello stupro’ è necessario mostrare uomini che, pur essendosi macchiati di violenza nei confronti di
donne, abbiano maturato un reale pentimento e siano pronti a svelarlo”.
Durante tutto l’arco del documentario, le vicende di Lee Miller e di Sami sono attraversate dai commenti di Maria Rita Parsi (nota psicoterapeuta, docente, saggista e scrittrice) che affronta i vari temi portando il pubblico nella mente di una bambina (o un bambino) che subisce un abuso e nell’animo di chi invece, “vampirizza una vita”, compiendo violenza sessuale. Ad imprezziosire il progetto le interviste della Dott.ssa
Cristina Matranga Direttore Generale ASL Roma 4 , la Dott.ssa Fabiola Elia Esperto Ex Art. 80, Psicolologa e Psicoterapeuta, la Prof.ssa Lucia Lolli Dirigente Liceo Vian di Bracciano e il Criminolgo Forense Investigatore Dott. Gianluca Di Pietrantonio.
Alla conferenza di presentazione ha preso parte il Sindaco di Canale Monterano, dott. Alessandro Bettarelli.