Verrebbe voglia di lasciare il foglio in bianco, evitando di scrivere l’ennesimo pezzo sulla violenza nei confronti delle donne. Per rispetto di Giulia, per rispetto delle altre donne morte, uccise dall’orco di turno. E al solo pensiero di quante e tali manifestazioni sul tema si sono sviluppate in questi ultimi giorni, viene la pelle d’oca. Forse perché ci si rende conto del fatto che si dedichi grande spazio quando va in scena la tragedia. E casualmente stavolta il dramma s’è innescato a pochi giorni dal d-day del 25 novembre. Che faccio? Mi aggiungo al fiume di parole che abbiamo letto e che continueremo a leggere? Poi mi si è accesa una lampadina, seppur con luce fioca, e sono stato attirato da un numero; 14.448. Che corrisponde alle volte che nel 2022, in Italia, le porte dei pronto soccorso si sono aperte per accogliere una donna vittima di violenza. Con l’aggiunta che per l’otto per cento di quelle donne, neanche è stata la prima volta. Donne senza volto, delle quali parla nessuno. Perché nonostante la gravità della cosa, “non fanno notizia”.
Ma forse la notizia sta proprio qui, in quel farsi medicare quasi in silenzio. Che non si sappia in giro, perché diventa vergogna confessare pure a un’amica, o a una sorella, che quell’uomo con cui si dividono i figli, le bollette del gas, della luce e del telefono, mette le mani addosso. Magari senza motivo, neanche per gelosia. Forse e semplicemente perché frustrato sul lavoro. La violenza di genere è uno dei mali del secolo. E fino a oggi non s’è trovata soluzione. Perché, come spesso accade, la politica resta a guardare. Come le stelle di Cronin.
Massimiliano Morelli