Il sindaco Alessio Telloni e un team di architetti dell’Università Roma 3 si confrontano con i cittadini
Per avviare una rigenerazione urbana di Manziana, che sia rispettosa dell’identità e dei bisogni della collettività, il Sindaco Alessio Telloni ha invitato la cittadinanza a un seminario di studi e confronto sulla tutela e la valorizzazione del centro storico del paese. L’incontro “Manziana città ideale, memoria, segni, progetti” si è tenuto il 16 dicembre, nella stupenda residenza di Palazzo Tittoni, dove la cittadinanza è stata invitata a dialogare con un team di ricerca del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Roma Tre. Gli architetti prof. Saverio Sturm, Giovanna Spadafora; Matteo Flavio Mancini e Luigi Franciosini hanno richiamato l’antica memoria della ricchezza manzianese utilizzata dalla Chiesa come le cave di trachite, le fornaci, gli alberi ad alto fusto della selva da cui fu tratto il legname per costruire l’impalcatura della cupola di San Pietro.
Essi hanno messo in luce i caratteri identitari del nostro centro urbano, del nostro borgo con le sue caratteristiche ambientali, morfologiche e materiche che ne hanno determinato la nascita, grazie al pensiero di tipo rinascimentale con cui il borgo fu progettato dall’architetto Ottavio Mascherino (1536 – 1606). Egli, oltre ad aver ideato molte chiese ed essere stato l’architetto del Palazzo del Quirinale, al tempo del papa Gregorio XIII, ricevette proprio dalla Chiesa, nel 1589, l’incarico di redigere il progetto per la fondazione del borgo di Manziana. Si trattava di rinnovare Manziana trasformandola in una piccola capitale rinascimentale con una piazza funzionale al modo di vivere della comunità. Mascherino realizzò diversi disegni tra edifici pubblici e privati, ma approfondì con più cura quelli riguardanti il Palazzo Tittoni, il prospetto della facciata della chiesa di San Giovanni Battista, la piazza antistante e la fontana. Fu lui stesso che donò all’Accademia di San Luca ben nove di questi disegni in cui Manziana era pensata come “città ideale” cinquecentesca. Egli pose il Palazzo Tittoni, la chiesa e la piazza al centro della vita della comunità ma, come ha rappresentato il consigliere comunale Gaetano Vari, vicepresidente dell’Associazione Forum Clodii, sul finire del 1980 la piazza si spense, dopo essere stata per anni il luogo in cui i manzianesi si incontravano e si riconoscevano. Su questa piazza mercantile che fu progettata a doppio quadrato, si era creata un’osmosi tra usi, identità, arte, acqua, microclima che può costituire elemento su cui oggi innovare la cittadina.
C’è la volontà di riportare la piazza a luogo di incontro di origine rinascimentale, un luogo in cui cultura, umanità, natura si incontrano. Le prospettive per dare nuova identità e nuovo slancio al borgo vogliono certamente tener conto delle odierne esigenze della comunità manzianese ma vogliono anche conciliare i segni ideali del passato con la nostra contemporaneità. La nostra vita è cambiata: quale identità, quale vitalità dare al territorio? A queste domande bisognerà rispondere, mentre continuerà l’impegno a ricercare linee guida per la riqualificazione della piazza. Il sindaco accenna a possibili interventi, ad esempio: procedere alla sua pavimentazione; restituire centralità alla fontana; abbattere i due olmi che sono ormai talmente grandi da oscurare la vista del Palazzo monumentale; sostituire gli attuali giardinetti con una cavea simile a quelle del teatro greco; porre in campo interventi per limitare il traffico senza ostacolare le attività commerciali. Appare chiaro che non si tratta solo di descrivere un “buon progetto” per riqualificare Manziana, ma di utilizzare l’architettura per riaccendere il senso di appartenenza, l’amore, il rispetto e l’orgoglio per i nostri luoghi, affinché essi siano significativi e identitari per ogni abitante. Ha partecipato al dibattito il dottor Francesco Stefani, già Sindaco di Canale Monterano. Numerosi erano i cittadini presenti che hanno apprezzato il tema del confronto e sembrano aver condiviso le proposte.
Anna Maria Onelli
Redattore L’agone