È ormai nota a tutti la decisione della nuova Amministrazione politica della Regione Lazio che coinvolgerà la nostra Scuola, l’I.C. “Don Lorenzo Milani”, che sarà inglobata dall’I.C. “Marina di Cerveteri” a partire dal 1 settembre 2024. La nota della Regione Lazio parla della “costituzione di un nuovo Istituto” composto dalla fusione dei due Istituti, ma poiché “Marina di Cerveteri” ha un DS titolare è chiaro che si tratta di un “inglobamento” e che conseguentemente direzione e segreteria resteranno quelle di Marina di Cerveteri, distante da I Terzi e Valcanneto oltre 15 chilometri, alla cui dirigente si porgono i migliori auguri in quanto acquisirà una Scuola perfettamente funzionante, composta da docenti eccellenti.
Peccato che, a seguito di una decisione politica presa nell’ambito delle competenze previste per Legge, ci sia chi si permette di turlupinare il prossimo, affermando che questo dimensionamento sia conseguenza della creazione dei due poli di Borgo San Martino (infanzia) e Valcanneto (primaria) o della chiusura di plessi con numeri di alunni inferiori a due o tre decine. In realtà la motivazione del dimensionamento (basta chiedere agli Amministratori della Regione) è esattamente quella di eliminare direzioni per diminuire le spese, essendo antieconomico avere tante Scuole piccole, cioè l’Amministrazione regionale sta facendo esattamente quello che questi politici da quartiere hanno appena contestato alla Amministrazione comunale: far risparmiare soldi pubblici, con la differenza che il Comune ha chiuso plessi frequentati da pochi bambini con enorme spreco di denaro e spostamenti di qualche chilometro, invece il dimensionamento regionale farà risparmiare eliminando posti di lavoro, quali certamente dirigenti scolastici e direttori amministrativi (poco male), ma anche (in base ai parametri numerici di iscrizione) assistenti amministrativi e collaboratori scolastici e con spostamenti di decine di chilometri.
Chi afferma che l’accorpamento di “Don Milani” e “Marina di Cerveteri” derivi dalle scelte (di risparmio della spesa pubblica) di chiusura dei plessi o è un incompetente che non sa di cosa parla o, peggio, mente sapendo bene di mentire allo scopo di turlupinare gli ignoranti (dal latino “chi non sa”) ed avere voti a basso costo. La “Don Milani”, da circa 13 anni, ha visto diminuire costantemente le iscrizioni ed è questo che ha causato la chiusura di alcuni plessi, non il contrario, ma il giustificare l’operato della Regione con le modalità del tifoso e non di chi ragiona, conduce a contraddire lo stesso Presidente della Regione che non ha mai parlato di chiusura della “Don Milani”, ma di fusione di due Scuole, o forse anche Marina di Cerveteri ha chiuso dei plessi?
Personalmente non ci si permette assolutamente di contestare la decisione della Regione Lazio, che, come richiesto dal Governo nazionale, ha operato per il risparmio della spesa pubblica e la razionalizzazione delle direzioni scolastiche. L’unica cosa che dispiace è quanto ammesso dallo stesso Assessore regionale al Lavoro, Università, Scuola, Formazione, Ricerca, Merito, dott. Giuseppe Schiboni: «È stata una scelta complessa, sotto alcuni aspetti drastica, figlia di un iter complicato segnato da tempi contingentati e dettami ministeriali in costante evoluzione che ci hanno imposto di rispondere a quanto previsto dal quadro normativo nazionale nonché alla comunicazione della Corte Costituzionale impedendo un maggiore livello di partecipazione con tutti i territori e i soggetti interessati.», cioè sarebbe stato preferibile che si fosse seguito il normale iter democratico che prevede tavoli di lavoro con i Consigli di Istituto, il Comune e la ex Provincia (ora città metropolitana), magari le scelte sarebbero state altre o le stesse, ma condivise dalla base nel rispetto della base.
Purtroppo se a livello regionale almeno c’è la correttezza di chiarire di avere agito di corsa e senza consultare chi lavora nella Scuola o gestisce gli enti locali, a livello di quartiere l’incompetenza di questi rappresentanti del popolo o, peggio, la loro malafede sono evidenti.
Riccardo Agresti