Presentato alla biblioteca di Bracciano l’ultimo libro di Maria Delfina Tommasini
Nel pomeriggio di giovedì 18 gennaio, alla biblioteca comunale di Bracciano, è stato presentato il libro di Maria Delfina Tommasini, scrittrice romana innamoratasi della Tuscia e del suo territorio, dove ha ambientato il suo settimo romanzo. La biblioteca è la sede naturale per tenere a battesimo un libro, e il banchetto è stato degno dell’occasione.
Una sala gremita di giovani è un privilegio e il migliore degli auspici, pagine bianche sulle quali imprimere qualcosa che resti; è stata la stessa autrice a ricordare ai presenti che è importante leggere, qualsiasi cosa, per conoscere, conoscersi e accrescere la curiosità. Una presentazione suggestiva che ho moderato con particolare coinvolgimento emotivo, sentendomi ponte tra due generazioni diverse ma collegate dalla stessa passione per la lettura e la scrittura.
Presente in sala il presidente de L’Agone, Giovanni Furgiuele, da cui è nata l’iniziativa promozionale, che ha rivolto un paterno messaggio ai giovani presenti, augurandogli di saper rimanere leggeri, così da poter essere attratti dalla lettura così come da qualunque altra forma d’arte.
La lettura di alcuni passi del romanzo è stata intercalata dalla musica del gruppo Asscult Novarmonia, diretto da Francesca Laura Vittoria Reboa; ragazzi in mezzo ad altri ragazzi, sebbene a livellare tutti i presenti sulla stessa anagrafica indefinita è stata la vivace curiosità e la fiducia nel lasciarsi trasportare da Maria Delfina, donna prima che scrittrice, dotata di un’umanità immediata che riesce a trasferire nelle sue pagine.
Un giallo, questo è l’ultimo romanzo presentato, sarebbe mortificato da anticipazioni, prefazioni, pillole sintetiche di narrazione; un giallo va letto, vissuto, i suoi personaggi vanno vissuti, la curiosità deve essere continuamente stimolata e soddisfatta nella progressione della lettura. Nel titolo c’è lo stimolo, chi prende in mano il libro deve sapere solo che si muoverà attraverso degli intrighi in una terra viva, piena di storia, tradizioni, profumi, sapori e soprattutto misteri. Un’esperienza bella, un piccolo privilegio è stato poter dialogare con l’autrice, che l’unica cosa di cui non è stata capace di fare mistero è stata la sua delicatezza, la sua intelligenza e la sua capacità di affascinare con la ricetta della semplicità.
Ludovica Di Pietrantonio
Redattrice L’Agone