L’agone sulla politica economica e l’economia politica del governo Meloni nel 2024
Il rischio che la Presidente Meloni, nonostante i distinguo degli alleati, possa sbaragliare l’opposizione è possibile, dal momento che i partiti che la compongono, nonostante le frequenti défaillances del governo, non riescono a coordinarsi. Nel 2022 diceva all’Europa “è finita la pacchia”, ma una volta al potere non ha fatto altro che rimanere nell’alveo tracciato da Draghi meritandosi una dose di fiducia. Nello stesso anno però ha dato i primi segni della sua vera cultura politica.
Infatti, non ha preso le distanze dalla Destra radicale del partito polacco “Diritto e giustizia”, non si è dichiarata antifascista e non ha detto una parola su Casa Pound e i gruppi che col saluto fascista rievocano storie di ricordi infelici.
A “sua” immagine
Agli italiani non sfugge che l’azione di governo è sempre più improntata “a sua immagine”, di Destra, e i provvedimenti legislativi risentono di tale precarietà. La Sinistra non si è adeguata alle istanze politiche e storiche dovute al progresso, alla qualità del lavoro, alla mobilità e non ha saputo leggere i nuovi bisogni della gente, che sono mutati col mutare dei tempi.
Il Partito democratico e la Sinistra tutta hanno il compito di coalizzarsi per difendere il Paese dalla deriva democratica, che in diverse occasioni si presenta chiara e preoccupante.
È urgente difendere il ruolo del Parlamento, prevenire le pericolose criticità che il “premierato forte alla Meloni” potrebbe arrecare agli equilibri istituzionali, guardare con sospetto le autonomie differenziate che dividerebbero l’Italia su scuola, sanità, lavoro e tanto altro.
Al voto, al voto!
Quest’anno si voterà in molti comuni, nelle regioni, Abruzzo, Basilicata, Piemonte, Sardegna, Umbria e per l’Europa. La premier Meloni si aspetta “il pieno” per contare di più in Italia e in Europa; per la Sinistra è l’occasione per porre un argine alla Destra, dai risvolti imprevedibili.
Come sarà il 2024
Il 2024 presenta molte incognite: i rilievi del Presidente Mattarella sulla Concorrenza, le inchieste sulle commesse Anas, il Mes, il Patto di Stabilità, le guerre, la Legge di Bilancio insufficiente, l’elevato debito, la crescita dello 0,4%. Se poi si scorrono i provvedimenti sinora approvati e quelli in itinere, specie quelli riguardanti il Pnrr, ce poco da stare tranquilli.
Si pensi che i fondi UE sono stati assegnati per la ripresa del Paese, le riforme strutturali, la messa in sicurezza del territorio e la riforma della giustizia, che attraversa tutti i settori di intervento del Pnrr.
Quanti dubbi…
A oggi, le tappe fondamentali assegnate dal 2021 al 2026 alla giustizia ci dicono che molto poco è stato “conseguito”, poco è stato “avviato”, poco è in “corso”, molto è ancora da avviare (fonte: Italia Domani PNRR).
Il governo ha modificato la qualità e la quantità delle opere che avrebbero potuto essere messe in cantiere e il ministro Fitto ha dichiarato che le escluse rientreranno in altri fondi senza specificare quali e da dove prenderli, dal momento che non potremo attingere né dal bilancio per mancanza di crescita, né dal debito pubblico ormai troppo alto.
Sono solo alcuni aspetti ma sufficienti per farci dubitare che il 2024 possa essere migliore di come lo abbiamo previsto. Vorremmo essere smentiti, noi ce lo auguriamo!
Franco Marzo