Il bonding neonatale è uno specifico tipo di legame tra il bambino e i suoi genitori, frutto di amore reciproco, fatto di parole, azioni, cure e interazioni intime e profonde che si rafforzano giorno dopo giorno, crescono con il bambino e completano i genitori. Come tutti i fenomeni che regolano e promuovono le relazioni umane, anche il bonding è un processo complesso, influenzato da più fattori: le caratteristiche individuali, lo stato di salute psicofisica della mamma e del bambino, l’ambiente familiare e sociale in cui sono immersi. Nel primo mese di vita del bambino ha uno specifico rilievo anche da come si è svolto il parto. Ci sono diversi modi per favorire questo legame unico e profondo dei genitori con il neonato, superando difficoltà e preoccupazioni che possono apparire al momento della nascita del proprio figlio e gioendo dell’arrivo di una nuova vita nella propria esistenza. Ne parliamo con Adelia Lucattini, psicoanalista ordinario esperta di bambini e adolescenti della società psicoanalitica italiana
Cosa è nello specifico il bonding?
Il bonding o legame, riferisce al senso di connessione profonda che i genitori hanno con il proprio bambino. Il processo di creazione del legame inizia già prima della nascita ed è fortemente influenzato dalle esperienze vissute, sia durante la gravidanza, che durante il parto. Dopo la nascita, il legame si sviluppa molto rapidamente fin dai primi giorni di vita. È un processo che inizia già durante la gravidanza con le prime fantasie della mamma e del papà sul bambino, su come si sviluppa e come sarà una volta venuto al mondo. Questo periodo è per i genitori “immaginano” il proprio bambino, su cui sono depositate le fantasie, i desideri, i sogni, ma anche le preoccupazioni e le paure di entrambi, alcune delle quali sono comuni a tutti e accompagnano sempre la gravidanza. Dopo la nascita, il bonding prosegue attraverso la comunicazione verbale, il baby talk delle mamme, e tutti gli aspetti sensoriali, il contatto fisico, visivo e olfattivo. Naturalmente, vi è già dai primi momenti di vita una comunicazione inconscia tra madre e bambino, per cui il neonato è in grado di indurre comportamenti di cura nella madre che si occupa di lui, rinforzandosi a vicenda.
E perché è importante sviluppare un buon bonding?
Tutti i bambini alla nascita e per molti anni sono molto dipendenti dai loro genitori. Nascono già competenti, ovvero in grado di comunicare e indurre reazioni anche inconsce nei genitori, ma sono ancora immaturi per molte funzioni neurologiche e psicologiche, nei primi due anni di vita hanno un intenso sviluppo cerebrale, neuronale e psichico. Lo sviluppo cerebrale dei bambini (così come il loro sviluppo sociale, emotivo e psicologico), dipende da un legame d’amore o da una relazione di attaccamento con una persona che si prende cura di loro, solitamente la madre e il padre, ma anche altre persone possono svolgere questo ruolo. Vi sono numerose ricerche in psicologia dello sviluppo, psicoanalisi, neuropsicobiologia, studi epigenetici che la mancanza di cure, l’incoerenza dei genitori e la mancanza di amore possono indurre nei figli problemi emotivi e di salute mentale anche a lungo termine, nonché a una riduzione delle capacità relazionali e di esprimere le proprie potenzialità, in generale, d’interferire sulla qualità della vita e sulla loro felicità. Altrettanti lavori scientifici dimostrano che un bonding solido favorisce un attaccamento sicuro, agendo positivamente sullo sviluppo psichico, emotivo e sociale dei figli. Una buona relazione con i genitori permette ai bambini di relazionarsi con gli altri in modo sano e sviluppare qualità come l’empatia, la comprensione, la capacità di rispondere agli altri e l’amore che vengono apprese durante l’infanzia, fin dai primi giorni di vita.
Come è possibile favorirlo?
La psicoanalisi da sempre s’interessa della costruzione dei legami tra il neonato con la mamma e il papà, e con le figure di attaccamento, ha inoltre formulato dei modelli interpretativi sulle fasi iniziali dello sviluppo psicologico e affettivo, basandosi su studi clinici e osservazionali. Questo ha permesso sia di dare alcune importanti chiavi di lettura della sofferenza e del disagio, e al tempo stesso indicazioni per la buona crescita dei bambini. Le madri e i loro bambini hanno una predisposizione innata a creare legami che li porta a vivere un’esperienza di “innamoramento” e a sviluppare un attaccamento sicuro. Questa predisposizione ha però una forte componente culturale, in cui vi è una trasmissione transgenerazionale (da madre a figlia, da padre a figlio) di accudimento dei neonati e crescita dei bambini, e di stili relazionali. Creare un attaccamento sicuro con il proprio bambino può richiedere uno sforzo, ma il piacere e la gioia che si creano nella coppia madre-bambino sono molto appaganti per entrambi. L’attaccamento sicuro si sviluppa grazie alla capacità dei genitori di gestire lo stress, di rispondere ai segnali e alle richieste del bambino, di tranquillizzarlo e calmarlo con pazienza e capacità di sostenerne le richieste e le sue sofferenze.
Qual è l’importanza del bonding sin dalla gravidanza e quali sono gli aspetti cruciali da considerare durante i nove mesi prima della nascita del bambino, per favorire un legame sano con il neonato?
Il desiderio universale di avere un figlio che affonda le sue radici nell’inconscio, è una cosa diversa rispetto al progetto, cosciente e razionale, che anima la donna futura madre e la futura coppia genitoriale. I genitori non sempre provano subito un grande afflato amoroso per il bambino in arrivo e creare un legame richiede del tempo. Alcuni genitori oltre all’amore, provano anche altri sentimenti come la paura, ad esempio, soprattutto se si tratta del primo figlio. È importante sapere che l’attaccamento e l’amore non sono la stessa cosa, alcuni genitori amano i propri figli, ma temono di non riuscire ad occuparsi di loro adeguatamente e se si sentono ansiosi e insicuri e temono di trasmetterlo anche durante il periodo prenatale. Se le preoccupazioni sono eccessive è bene per il benessere dei genitori e del bambino, parlarne con qualcuno di cui ci si fida e chiedere aiuto. Dalla ventitreesima settimana di gravidanza, il feto comincia a percepire e distinguere i primi suoni e i rumori. Inizialmente, si tratta dei suoni fisiologici del corpo materno: il battito del cuore, il borbottio dell’apparato digerente e anche la voce che imparano a riconoscere, ma chiunque può parlare e cantare per il bambino, naturalmente. Parlare e cantare al bambino fa bene al suo sviluppo e crea un legame profondo con lui.
Qual è il periodo più delicato e sfidante per i genitori con il proprio neonato?
L’Organizzazione mondiale della sanità, nelle nuove linee guida evidenzia che la donna dopo la nascita del bambino spesso si sente disorientata e ritiene di poter chiedere aiuto solo alla famiglia e di non trovare sostegno nei servizi pubblici ospedalieri e territoriali. Secondo questa ricerca, il periodo più critico sono i primi due mesi di vita del bambino durante il quale è importante attuare interventi idonei e appropriati per garantire la sopravvivenza neonatale e materna, e per sostenere un sano sviluppo del bambino, nonché il recupero e il benessere psicofisico generale della madre. Inoltre, in tutto il mondo, attualmente, più di 3 donne e bambini su 10 non ricevono assistenza postnatale nei primi giorni dopo la nascita, in Italia risultano più a rischio le donne immigrate e le fasce della popolazione fragili economicamente e dal punto di vista socioculturale. Da vertice psicologico, nei primi mesi di vita del bambino, la madre e il padre, insieme ai sentimenti di amore, speranza ed eccitazione possono provare stress, ansia e stanchezza, e la neomamma il maternity blues post-partum. Tutto il primo anno di vita, insieme a grandi soddisfazioni, è ricco di sfide, tra le quali, la prima è la perdita di sonno. Per far sì che ciò non interferisca sul benessere dei genitori, è importante essere informati sul funzionamento mentale del bambino e sulle sue tappe dello sviluppo psicofisico nel primo anno di vita. È inoltre necessario farsi aiutare, avere una buona organizzazione familiare e coltivare il rapporto di coppia.
A partire da quali segnali e comportamenti si può individuare il momento in cui un neonato inizia a riconoscere i genitori, e quali azioni possono consolidare questo riconoscimento?
L’esperienza olfattiva di un neonato inizia nell’utero e continua dopo la nascita. I neonati sono in grado di riconoscere l’odore della madre e del padre fin dai primi giorni di vita. Numerosi studi indicano che l’odore materno dopo il parto calma il neonato. Nello specifico, la presentazione dell’odore materno era in grado di ridurre la latenza necessaria perché il bambino smetta di piangere. Inoltre, oltre che tranquillizzare il bambino che piange. Inoltre, l’odore materno induce nei bambini una rapida apertura della bocca, preparandoli così ad essere allattati. Ugualmente, sono in grado di riconoscere l’odore del papà, per questo anche il papà deve prendere in braccio il bambino fino dal primo giorno di vita. È importante tenere in braccio il bambino, avvicinarlo alla propria pelle, parlare con lui fin dai primi istanti, accarezzarlo dolcemente sulle mani e sulla schiena, parlargli sempre con tono calmo, se possibile ascoltare insieme musica rilassante, proteggerlo da rumori forti, fare molta attenzione che non abbia né freddo né caldo, allattarlo a richiesta.
Il problema del sonno è spesso una preoccupazione per i genitori di neonati. Quando il bambino non dorme di notte, quali sono gli approcci consigliati per gestire questa situazione in modo sano ed efficace?
Il sonno dei neonati è differente da quello dei bambini più grandi e degli adulti, sotto molti aspetti sia quantitativi che qualitativi. Nelle prime due settimane di vita, il neonato dorme in media 16 ore su 24, ma il ritmo sonno-veglia è irregolare e varia da bambino a bambino. Solitamente ha una veglia più prolungata di notte, ma sempre ad intervalli di 4 o 5 ore e si sveglia per essere allattato. Tutti i rumori che lo accompagnano durante la gravidanza, scompaiono, inoltre il feto generalmente dorme quando la mamma è in movimento e si sveglia non appena questa si distende per riposare. Nelle prime settimane di vita, i genitori devono fare un esercizio di pazienza e abituare progressivamente il bambino a dormire di notte e stare sveglio di giorno. Questo tipo di ritmo è appreso attraverso i genitori e richiede circa un anno e mezzo, alcuni bambini lo apprendono più rapidamente, altri invece lo prolungano di alcuni mesi. Un’accortezza necessaria è quella di evitare la posizione a pancia in giù durante e far dormire il neonato a pancia in su poiché riduce il rischio di SIDS (sindrome della morte improvvisa del lattante). Sempre per la medesima ragione, è consigliabile, per il primo anno, far dormire il bambino in una culla o lettino nella camera dei genitori evitando di tenerlo nel “lettone”. Anche l’ambiente è importante, deve essere confortevole (20 °C). Per l’addormentamento, di solito i neonati si giovano dell’ascoltare il battito cardiaco della mamma o del papa e di essere cullati; inoltre, si addormentano meglio con un rumore leggero e regolare, anche una musica per bambini o una canzone melodica può essere favorevole per il sonno e certamente anche la voce dei genitori.
Qual è il ruolo fondamentale del papà nel processo di bonding neonatale e come può contribuire in modo attivo e positivo alla crescita emotiva del bambino?
Non esistono formule magiche, ma alcune buone pratiche e accorgimenti possono aiutare il legame genitore-figlio, anche il rapporto col papà si rafforza nel tempo, attraverso l’accudimento quotidiano. Solo perché la mamma sta allattando al seno non significa che il papà sia escluso, infatti, prendersi cura del proprio bambino è un “lavoro di squadra”. Una volta che il bambino sia stato nutrito dalla mamma, il papà può prenderlo in braccio e aiutarlo a “fare il ruttino”, può cantare per lui, giocarci o semplicemente tenerlo in braccio. Se poi la mamma si tira il latte o anche se il bambino fin dall’inizio è nutrito con latte artificiale quando vi sia un’indicazione da parte del pediatra o dei medici di riferimento della mamma, il papà si può occupare di alcune poppate del tuo bambino, soprattutto la notte, permettendo alla mamma di dormire di più. Nell’esperienza di molti papà, le poppate tranquille nel cuore della notte, quando tutto tace, possono dei momenti davvero speciali e molto piacevoli, in cui solo il papà e il bambino sono svegli, da soli, si godono un po’ di intimità senza essere disturbati dal frastuono del giorno. La presenza del padre è un elemento importante per una crescita equilibrata del bambino, poiché si crea una consuetudine a stare insieme, un’intimità emotiva, sensoriale, inconscia, fisica e affettiva fin dai primissimi giorni di vita che poi continuerà anche durante la sua crescita.
Quali consigli pratici offrirebbe ai genitori che desiderano stabilire e mantenere un legame solido e duraturo con il loro neonato, considerando l’importanza di un approccio empatico e consapevole?
Dedicare tempo alle coccole quotidiane favorendo il contatto con la propria pelle. Il tocco speciale dei genitori è rilassante per il bambino, per questo è importante tenerlo in braccio spesso o il più possibile e accarezzalo delicatamente. Parlare con il piccolo e cantare ogni giorno, guardandolo negli occhi, cullandolo o facendolo dondolare nella carrozzina o nel passeggino. All’inizio potrebbe sembrare di parlare da soli, ma col tempo diverrà assolutamente naturale, un piacere soprattutto quando il bambino comincia a rispondere gorgheggiando; Giocare fin da subito con lui/lei ogni giorno. I neonati si divertono giocando altrettanto dei bambini più grandi. Lo stile di gioco è diverso da madre a padre e va bene così. I ruoli sono diversi e si favorisce un’identificazione con due figure d’attaccamento con alcune caratteristiche diverse. Il bambino adorerà giocare con entrambi; Portare il bambino in un marsupio ergonomico anteriore durante le passeggiate o durante la sua routine quotidiana quando molto piccolo. I bambini desiderano il contatto fisico e visivo con mamma e il papà. Quando crescono possono passare sul marsupio posteriore, sarà un riconoscimento di una crescita anche psicologica; Leggere sempre al bambino fin dai primi giorni, filastrocche e poesie in rima, tenendolo in braccio. I bambini sentono il ritmo, la melodia delle parole e la voce anche se non sono ancora in grado di cogliere il significato di tutte le parole. Inoltre, la ricchezza linguistica e lessicale che poi si conserva per tutta la vita, deriva da quanto e da come i genitori hanno parlato al bambino durante l’infanzia, fin dai primi mesi di vita; Consolarlo sempre quando piange anche se sul momento non si comprende la ragione del pianto, le cure e l’affetto, il porsi delle domande, il continuare a fare tentativi affettuosi, sono percepiti e apprezzati dal bambino che, a suo tempo, risponderà e riuscirà a farsi capire, prima di quanto i genitori possano immaginare! Se il bambino stenta a prendere i ritmi o i genitori si sentono molto stanchi, è di grande aiuto la psicoanalisi madre-bambino o familiare col neonato per tutto il primo anno di vita, in quanto aiuta i genitori a sentirsi meglio e favorisce la comprensione della comunicazione infantile, di alcuni specifici comportamenti e delle dinamiche inconsce di se stessi, relazionali e del piccolino.
Marialuisa Roscino