Un territorio da salvaguardare. E una storia da difendere
Laura Michetti insegna Etruscologia e antichità italiche nel Dipartimento di Scienze dell’Antichità della sapienza Università di Roma, con cui oggi parliamo di Etruschi
Fornendoci delle coordinate spazio-temporali ci potrebbe aiutare a inquadrare bene la popolazione etrusca con un focus particolare sul nostro territorio?
«Gli Etruschi hanno abitato il Lazio a nord di Roma sulla riva destra del Tevere e la Toscana, con una espansione nell’area padana e campana tra l’inizio del IX sec. a.C. e il II-I sec. a.C. quando anche le ultime città etrusche cadono sotto l’avanzata di Roma. Nell’ambito di questa ampia area, gli Etruschi hanno abitato in città situate in prossimità del mare o di corsi d’acqua o altre vie di comunicazione. In Etruria meridionale, spiccano le città costiere di Cerveteri, Tarquinia e Vulci e, nella valle del Tevere, Veio. L’area del lago di Bracciano è stata fittamente popolata in un’area di confine tra il territorio di Cerveteri e quello di Veio».
Ci parli dei ritrovamenti più recenti e di quanto sopravvissuto ai numerosi trafugamenti nel corso dei decenni.
«Tra i ritrovamenti più recenti che riguardano l’Etruria c’è certamente quello di San Casciano in provincia di Siena, dove nel 2023 sono state portate alla luce in una vasca sacra numerose statue di bronzo con iscrizioni in etrusco e latino, offerte a divinità delle acque.
La piaga degli scavi clandestini e gli scavi condotti prima delle leggi di tutela nazionale hanno portato talvolta alla dispersione del patrimonio archeologico etrusco, che gli studi dei funzionari del Ministero della Cultura e dei ricercatori hanno consentito in vario modo di recuperare. Gli scavi in concessione con il Ministero, che interessano tutta l’Etruria, sono una continua fondamentale fonte di conoscenza su questa civiltà».
Le necropoli Banditaccia di Cerveteri e Montarozzi di Tarquinia nel 2004 sono state incluse nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco e costituiscono il primo esempio di siti della civiltà etrusca; ora fanno parte del Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia, istituto dotato di autonomia speciale e di rilevante interesse nazionale, cosa significa questo da un punto di vista archeologico, quali i benefici generale e per gli studiosi come lei?
«La nascita del PaCT ha consentito di unire due delle necropoli etrusche più importanti insieme ai rispettivi musei archeologici che ne contengono i corredi funerari e altri reperti dal territorio. Sul piano culturale, si tratta del riconoscimento di una specifica necessità di tutelare e valorizzare due siti di importanza primaria, tra quelli più rappresentativi della civiltà etrusca. Per gli studiosi, l’Istituto autonomo si è aggiunto come ulteriore punto di riferimento fondamentale per le ricerche su Cerveteri e Tarquinia oltre a quello rappresentato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale».
Nel 2022, il Consiglio regionale del Lazio – che ha visto primo firmatario il consigliere Emiliano Minnucci – ha approvato all’unanimità la legge riguardante il Piano straordinario di interventi settoriali e intersettoriali per lo sviluppo economico e la valorizzazione territoriale dell’Etruria meridionale, in che modo la legge inficia positivamente sui i siti archeologici?
«Questo comporterà benefici sul piano della valorizzazione ambientale e della gestione di questo territorio, con ricadute positive nell’implementazione delle infrastrutture e quindi nella fruizione anche dei beni archeologici».
Marzia Onorato