22 Novembre, 2024
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Siamo ciò che mangiamo…

Riceviamo e pubblichiamo – Vengo da una famiglia di agricoltori. Mio nonno coltivava la terra e aveva le bestie da latte, l’amore per il luogo in cui vivo me lo ha trasmesso tutto lui. Mio zio e mio cugino fanno gli agricoltori, seminano e raccolgono grano. Sono cresciuto tra animali, trattori a cingoli, aratri, rotoloni di fieno e ballette di erba medica. Ho ancora vivido il ricordo del sapore del latte appena munto che avevamo la fortuna di poter bere ogni volta che volevamo. Da ragazzo nelle pause estive o quando serviva, ho lavorato in campagna apprendendo il significato della fatica applicata al raggiungimento degli obiettivi piccoli o grandi che siano. Conosco il sudore di questa gente, l’amore che li lega alla terra che dissodano, coltivano, curano e proteggono. Conosco la loro instancabile forza fisica ed emotiva, la stessa che ha contribuito in maniera fondamentale a costruire la nazione che siamo oggi. Sono uno dei motori di questo Paese, loro, che producono eccellenza senza essere tenuti in debita considerazione. Ascoltare le loro ragioni è fondamentale per non prendere decisioni sbagliate, per il futuro, per le nostre aziende e per rispettare la nostra storia. Riflessioni che andrebbero applicate anche in ambito locale per valorizzare ciò che la terra in cui si vive è in grado di generare, spingendo ad un consumo consapevole e responsabile, sfruttando una filiera corta e magari virtuosa. Tutto cambia e tutto deve evolversi ma farlo nel solo interesse del guadagno e della concorrenza, in settori delicati come quello agricolo, è una scelta miope.
Michele Cardone

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