“Le politiche energetiche dell’Unione Europea, per quanto condivisibili nelle intenzioni e negli obiettivi, stanno danneggiando significativamente la competitività delle imprese europee sui mercati globali. Su questo è necessario che il prossimo Parlamento UE apra un dibattito”. Lo ha affermato la consulente indipendente in politiche e regolazione dei mercati energetici, Simona Bandettini, in occasione del convegno “Verso una nuova Unione dell’Energia? L’UE fra sostenibilità ambientale, geopolitica e competitività”, che si è tenuto mercoledì 28 febbraio nella Sala della Regina di Palazzo Monte Citorio a Roma. L’iniziativa, promossa dall’associazione a/simmetrie con il Patrocinio della Camera dei Deputati, ha visto la partecipazione, tra gli altri, degli esperti Simona Benedettini, Andrea Péruzy, Chicco Testa (presidente Assoambiente) e Sergio Giraldo (a/simmetrie). Le conclusioni sono state affidate al Presidente della Commissione attività produttive, Alberto Luigi Gusmeroli, e al Presidente della Commissione bicamerale per il controllo degli enti gestori, Alberto Bagnai. A moderare i lavori è stata la giornalista Fiorina Capozzi.
Per Andrea Péruzy la geopolitica dell’energia oggi “è bipolare. In un simile contesto l’Europa è marginale, anche se sicuramente in questo ultimo periodo ha fatto molto, ridisegnando la geografia dell’approvvigionamento di gas. I dati dicono che l’energia generata dal vento supererà quella generata dal gas. Ma la strada si annuncia lunga e complessa”. Per quanto riguarda l’Italia Pèruzy ha spiegato che “nel nostro Paese tutto ciò che ha a che fare con le infrastrutture è utile, necessario e doveroso. Sono tutte priorità. Spetterà ai Governi che si succedono decidere di allocare i fondi e decidere quali sono le priorità”.
Per il presidente di Assoambiente, Chicco Testa “L’Europa si trova in un’impasse considerevole nella costruzione di un mercato di energia. Con la guerra russo-ucraina abbiamo riscoperto il primo comandamento di ogni politica energetica: la sicurezza. In questo contesto, si è dovuto fare i conti con un dato noto, vale a dire che l’Europa dipende enormemente dall’importazione di combustibile per sopravvivere. Quando si è posto il problema della sicurezza le politiche dei vari paesi si sono divaricate, perché ognuno ha pensato a come salvaguardare la propria posizione. Nel momento peggiore della crisi energetica i tedeschi hanno deciso di chiudere tre centrali nucleari, sostituendole con il carbone. La Francia ha fatto la scelta opposta aprendo nuove centrali. E poi c’è la questione molto complessa del Green Deal. Noi ce la siamo cavata, ma dobbiamo cercare di conquistare qualche posizione in termini di leadership tecnologica. Se c’è una strada possibile è quella che passa attraverso veri e propri salti tecnologici che ci permettano di produrre energia in modo diverso rispetto al passato. Dal nucleare di quarta e quinta generazione, a batterie che possono concentrare l’energia almeno 20/30 volte in più rispetto a ora, una nuova generazione di fonti rinnovabili. Altrimenti dall’Europa continuiamo a raffigurarci un mondo che non è quello reale”.
Per Sergio Giraldo, socio dell’associazione a/simmetrie e attivo da oltre 25 anni nel settore dell’energia “mentre l’Unione europea spingeva per la transizione verde, che richiede ingenti investimenti, la BCE alzava i tassi di interesse, provocando una brusca frenata che farà ritardare di anni il raggiungimento degli obiettivi. Senza massicci investimenti nelle reti l’Unione dell’energia resterà solo una cornice vuota. Berlino e Parigi non sono favorevoli a una Unione dell’energia, se non alle loro condizioni. Dopo trent’anni da Maastricht dovrebbe essere chiaro che nulla si fa a Bruxelles che non piaccia al complesso finanziario-industriale tedesco”.
Le conclusioni sono state affidate al Presidente della Commissione di vigilanza sugli Enti Gestori Alberto Bagnai, e al presidente della Commissione attività produttive, Alberto Luigi Gusmeroli. “La crisi energetica evidenzia una serie di importanti contraddizioni interne al progetto europeo”. Lo ha affermato il deputato e responsabile economico della Lega, Alberto Bagnai, in occasione del Convegno “Verso una nuova Unione dell’Energia? L’UE fra sostenibilità ambientale, geopolitica e competitività”. L’iniziativa, che si è tenuta oggi nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio a Roma, è stata promossa dall’associazione a/simmetrie con il Patrocinio della Camera dei Deputati. “Basti pensare”, ha detto Alberto Bagnai, “all’evidente incoerenza tra la volontà di perseguire un’economia di mercato e l’imposizione di target quantitativi, tra cui tetti ai ricavi e obiettivi vincolanti nella riduzione dei consumi, sfiduciando, ancora una volta, il segnale di prezzo e il meccanismo decisionale decentrato, che è l’essenza dell’economia di mercato”. Secondo il responsabile economico della Lega “la volontà di orientare il mercato con target quantitativi determina distorsioni importanti”.
Per il Presidente della Commissione attività produttive, Alberto Luigi Gusmeroli, che ha ricordato come “è molto importante che la transizione ecologica sposi la sostenibilità economica e sociale. Come commissione attività produttive abbiamo affrontato temi come quelli degli imballaggi, dell’efficientamento energetico e dell’automotive, che sono stati affrontati dall’Europa mettendo delle scadenze praticamente impossibili da raggiungere. Però dobbiamo dircelo che sono impossibili da raggiungere. Se noi vogliamo spingere all’impossibile alla fine genereremo avversione. Siccome tutti noi vogliamo un ambiente consono all’esistenza delle nostre future generazioni, non dobbiamo creare l’avversione. Su molti temi l’Europa non tiene conto delle diversità”.