22 Dicembre, 2024
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La violenza a scuola e la “sindrome da burnout” del personale scolastico 

Prima i docenti, ora anche i presidi sono malmenati dai genitori. A Taranto il dirigente scolastico, Marco Cesario, è stato preso a calci e pugni dal papà di una bambina; nel foggiano, il preside Pasquale Trivisonne è stato aggredito dalla madre di uno studente che riteneva insufficiente la sospensione di 5 giorni per chi aveva malmenato il figlio. A Varese, un diciasettenne ha ferito la sua professoressa colpendola tre volte con un coltello a serramanico. Un altro, a Rovigo, spara alla sua insegnante colpendola alla testa con pallini di gomma. In Sardegna un genitore colpisce al viso, con “una testata”, il professore, che aveva rimproverato il figlio. La perdita di autorevolezza e di riconoscimento sociale, le aggressioni, la bassa remunerazione, rendono la professione del docente un lavoro mentalmente e fisicamente logorante. Infatti, lo stress prolungato che ne deriva può condurre docenti, ma anche dirigenti e personale della scuola, alla “sindrome da burnout”. Una sindrome che si manifesta con vari sintomi collegabili ad esaurimento: una ridotta capacità di concentrazione, stanchezza, insonnia, irritabilità, sbalzi d’umore, frustrazione, dolore gastrointestinale, mal di testa, vertigini.  Ciò causa uno scarso rendimento sul lavoro. Sono molti anni che il dottor Vittorio Lodolo D’Oria, (Asl di Milano) afferma che la professione docente è usurante e che il burnout va riconosciuto come malattia professionale perché i docenti sono sottoposti a ritmi di lavoro stressanti che generano condizioni di malessere e di disagio. Il ministro Valditara richiama la responsabilità educativa delle famiglie e il loro obbligo a risarcire sia il danno cagionato all’aggredito, sia quello procurato allo Stato che subisce un danno di immagine. È al vaglio del Senato la proposta del deputato Rossano Sasso, volta a modificare alcune norme del codice penale che condannano chi esercita violenza, offende o minaccia i pubblici ufficiali, tali sono considerati anche i docenti, i dirigenti e gli operatori scolastici in servizio. Il genitore che aggredisce rischia una pena che può giungere anche a 7 anni, mentre si è disposto che l’Avvocatura dello Stato fornirà un servizio gratuito al personale della scuola che ha subito aggressioni.  Nella scuola secondaria, di primo e di secondo grado, scatterà la bocciatura o la non ammissione all’esame di Stato con un voto in condotta inferiore a sei; lo studente sospeso fino a due giorni sarà coinvolto, a scuola, in attività di riflessione e approfondimento, mentre gli studenti con sospensioni superiori a due giorni dovranno impegnarsi in attività solidali.

Anna Maria Onelli
Redattore L’agone

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