La dimensione patriarcale e razzista dentro il lavoro domestico retribuito è al centro del progetto “E’ una di famiglia” presentato giovedì 21 marzo, alla Casa Internazionale delle Donne di Roma, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale.
Il progetto realizzato dal “Collettivo Donne in Cammino” analizza e mette in luce le contraddizioni insite nel rapporto di lavoro domestico a partire dai pregiudizi diffusi che evidenziano forme di razzismo e colonialismo interiorizzate. Forme che faticano a prendere spazio dentro il dibattito pubblico e nell’elaborazione del pensiero femminista e giuslavorista.
Un percorso audiovisivo, una performance di letture per ricondurre le memorie individuali di lavoratrici domestiche con background migratorio ad un ragionamento collettivo che è stato poi sviluppato in una tavola rotonda animata da donne esperte, attiviste e donne delle istituzioni. “Un progetto importante e da diffondere che porta in campo una prospettiva necessaria totalmente assente nello spazio pubblico” dichiara Sally Kane, responsabile delle politiche dell’immigrazione CGIL nazionale. Anche Adriana Nannicini, psicologa e autrice femminista nel suo intervento ha raccontato di come non sia stato affrontato il tema del razzismo interiorizzato nei confronti del lavoro domestico retribuito, anche negli ambienti femministi.
Presente anche la presidente della commissione pari opportunità di Roma Capitale, Michela Cicculli. “Seguo E’ una di famiglia fin dalla prima iniziativa del 30 novembre”, ha dichiarato la Cicculli, “Un progetto nuovo, interessante e che merita la giusta attenzione. Propone un tema difficile spesso tenuto sotto straccia o affrontato con profonda retorica. La modalità scelta dal collettivo è interessante perché recupera la pratica del partire da sé, una pratica radicale che si è persa negli anni”.
“E’ la natura del collettivo che restituisce il valore di questo progetto”, ha concluso la presidente della Casa Internazionale delle Donne, Maura Cossutta, “Un progetto che non nasce dalle necessità di un’agenda programmatica ma dalla volontà di costruire un percorso collettivo comune. Importante sottolineare come le donne che animano questo collettivo siano tutte partecipi alla vita della Casa internazionale anche se non tutte associate rinforzando il principio per cui la casa è un luogo aperto, un bene comune femminista”. Il lavoro del collettivo è racchiuso all’interno di una pubblicazione finanziata da UNAR che è stata distribuita durante l’iniziativa e che avrà ulteriori spazi di divulgazione.