Tra le numerose proposte e attività extracurriculari che propone la scuola ve n’è taluna che si distingue per il prestigio di chi la presenta. L’evento tenutosi presso il teatro Fiorani di Canale Monterano la mattina di martedì 26 rientra decisamente in queste eccezionalità.
A parlare a un teatro gremito di studenti delle scuole medie c’è stato il giornalista della Rai, Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione “Report”; oltre a una platea incuriosita e attenta erano presenti le dignità cittadine spettanti a un così prestigioso ospite. Innanzitutto il sindaco, Alessandro Bettarelli, che ha introdotto il giornalista facendo gli onori di casa, l’assessore alla scuola Valeria Pasquali, il consigliere comunale Joao Cersosimo, il parroco Don Giacomo Nieto, la dirigente scolastica Renza Rella, il criminologo forense Gianluca Di Pietrantonio, una rappresentanza dell’Arma dei Carabinieri, della Croce Rossa, della Protezione Civile, il presidente de L’Agone Giovanni Furgiuele, oltre al responsabile della gestione del teatro Carmine Ferrara e ovviamente numerosi professori.
È un giornalista d’inchiesta Ranucci, di quelli che hanno fatto la gavetta, con l’esordio a “Paese Sera”che egli stesso ha definito una palestra formativa eccellente. Parla a braccio il conduttore di Report, dichiarando di affidarsi alla memoria che, se allenata, restituisce i concetti come le maree. Condivide con i giovani studenti l’importanza dei media, che vedono oltre al giornalismo la tv e la rete; in particolar modo il dottor Ranucci accenna l’importanza dei social, il maggior canale informativo utilizzato dai giovani, richiamando l’attenzione al loro limite, in quanto forniscono notizie non facilmente verificabili, le cosiddette fake news.
A una platea molto composta e interessata, Ranucci ha sottolineato il compito di un giornalista d’inchiesta, che è quello di denunciare qualcosa di illegale illuminando così delle aree di buio; un altro compito è quello di rilanciare proposte socialmente utili, che possono essere adottate da istituzioni ed enti privati. Non è mancato un monito rivolto ai ragazzi sull’utilizzo responsabile del telefono cellulare, usato dai giovani come se fossero tutti inviati speciali; ha tenuto a specificare che non tutte le immagini possono essere utilizzate, regola questa che vale per chiunque, giornalisti compresi. È stato un momento altamente formativo quello appena citato, che sta mettendo gli insegnanti in seria difficoltà e per questo Ranucci ha avvertito che quel luogo virtuale dove i giovani ripongono tutti i loro dati, in realtà non gli appartiene; capita invece che un uso incauto possa portare a situazioni anche drammatiche, facendo precipitare i giovani nell’angoscia, esortando in conclusione i giovani affinchè non consentano a nessuno di renderli infelici. Dopo un lungo applauso ci sono state numerose domande da parte dei ragazzi, distintesi per la maturità espressiva; hanno chiesto al dott. Ranucci, sotto scorta da circa 3 anni, se ha mai paura.
“No, perché il fatto di avere la scorta mi fa avvertire la presenza dello Stato e quindi non mi fa sentire solo”, specificando però che un giornalista d’inchiesta deve sempre fare i conti con la paura, che lo guida nell’esigenza inderogabile di riportare un fatto talvolta in situazioni anche molto pericolose. Non nasconde ai ragazzi che volessero intraprendere questa professione talune difficoltà che potrebbero incontrare, tra cui i non elevatissimi compensi e l’esposizione alle responsabilità di natura penale e civile, cui si è sempre più esposti nel fare giornalismo.
Ha concluso il suo intervento rispondendo alla domanda “perché ha deciso di fare il giornalista”; “perché mi piace rompere le scatole e perché sono terribilmente curioso”; ha poi citato una leggenda indiana che racconta che le farfalle si posano sia sui corpi dei vincitori che delle vittime, a significare il vero senso del giornalismo che è quello di ricordarsi di portare la voce di tutti.
Ludovica Di Pietrantonio
Redattrice L’agone