Alla Camera dei deputati si è conclusa la mostra fotografica “Natura Morta. In Consegna. – Il macabro business della caccia al trofeo negli scatti di Britta Jaschinski” in sostegno a un divieto di importazione dei trofei di caccia di specie protette.
“I trofei di caccia sono nature morte del nostro tempo, oggetti simbolo del disprezzo per animali appartenenti a specie a rischio estinzione e la natura. Che queste fotografie possano rimanere impresse nelle menti di coloro che hanno la responsabilità politica di proteggere le specie animali a rischio di estinzione” l’appello di Humane Society International/Europe e delle parlamentari sostenitrici Bevilacqua e Brambilla.
La mostra fotografica Natura Morta. In Consegna organizzata da Humane Society International/Europe e inaugurata il 12 marzo scorso ha aperto le sue porte al pubblico per esporre il macabro business della caccia al trofeo attraverso gli scatti suggestivi di Britta Jaschinski, fotografa pluripremiata e co-fondatrice di Photographers Against Wildlife Crime™, nella prestigiosa cornice di Palazzo Valdina, sede della Camera dei deputati, a Roma.
La mostra, organizzata in sostegno alla campagna #NotInMyWorld, proponeva di accelerare l’introduzione in Italia di un divieto di importazione ed esportazione dei trofei di caccia, al fine di proteggere animali appartenenti a specie a rischio di estinzione, come l’ippopotamo, l’elefante africano, il leone africano, il leopardo, l’orso bruno e l’orso polare, e preservare la biodiversità globale. I trenta scatti esposti sono stati visionabili dal 12 al 21 marzo 2024, offrendo ai visitatori l’opportunità di immergersi nella tragica realtà della caccia al trofeo, osservare la trasformazione degli animali in oggetti, esplorare le implicazioni di questa pratica su animali, ambiente e comunità locali e lanciare l’appello per azioni concrete per la sua cessazione. Corpi, pelli, zampe e teste dagli sguardi oramai vacui, irrigiditi nell’immobilità della morte. Non più animali, ma oggetti, resi tali dalla canna di un fucile e immortalati dall’obiettivo della fotocamera. Sono nature morte del nostro tempo, dei secoli XIX-XXI. Questa l’essenza degli scatti di Britta Jaschinski esposti alla mostra che evocano il parallelismo tra l’uccisione e la reificazione di animali appartenenti a specie minacciate e a rischio di estinzione e l’idea classica di “natura morta”, ovvero la raffigurazione, normalmente pittorica, di oggetti inanimati, tra i quali anche bottini venatori.
Nel decennio tra il 2013 e il 2022, l’Unione Europea ha importato trofei di caccia provenienti da oltre 27.000 animali appartenenti a specie protette dalla CITES, posizionandosi come il secondo importatore mondiale dopo gli Stati Uniti d’America. I dati sulle importazioni di trofei di caccia dimostrano il coinvolgimento dell’Italia in questa macabra industria. Tra il 2014 e il 2022, l’Italia ha infatti importato 492 trofei di caccia provenienti da mammiferi protetti dalla CITES (Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie Minacciate di Estinzione), come ippopotami, rinoceronti neri, elefanti africani, leoni, leopardi, ghepardi, giaguari, orsi polari e tante altre specie. Per la natura competitiva di questa pratica, l’obiettivo dei cacciatori di trofei è uccidere animali che presentano determinate caratteristiche fisiche: gli elefanti dalle zanne più imponenti, i leoni dalla criniera più folta e scura, i rinoceronti dai corni più sviluppati. Si tratta, spesso, di individui adulti, in età riproduttiva ed essenziali per il benessere e la stabilità dei gruppi sociali e degli ecosistemi in cui vivono.
Qui di seguito i divieti di importazione dei trofei di caccia in altri paesi.
Il Belgio ha vietato l’importazione di trofei di caccia a gennaio 2024; i Paesi Bassi nel 2016 hanno istituito un divieto all’importazione di trofei di caccia per oltre 200 specie; la Francia ha implementato un divieto all’importazione di trofei di caccia di leone nel 2015 e nel 2023 una proposta di legge per “fermare il rilascio di permessi di importazione per trofei di caccia di alcune specie in via di estinzione” è stata presentata; in Finlandia le importazioni di trofei di caccia sono state limitate nel giugno 2023 e la nuova Legge sulla Conservazione della Natura include una disposizione che vieta l’importazione di singoli animali o delle loro parti per le specie più minacciate al mondo, minacciate dal commercio internazionale come trofei provenienti da paesi al di fuori dell’UE; in Germania, la Ministra dell’Ambiente, Steffi Lemke, ha annunciato l’intenzione di limitare l’importazione di trofei di caccia da specie animali protette. Nel 2022, la Germania ha terminato la sua adesione all’International Council for Game and Wildlife Conservation, un gruppo a favore della caccia al trofeo, nel 2022.
La dott.ssa Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International, organizzazione internazionale per la protezione degli animali, fondata oltre 25 anni fa per difendere tutti gli animali e che lavora in tutto il mondo per migliorare il rapporto uomo-animale e contrastare la crudeltà verso gli animali in tutte le sue forme, ha risposto per noi ad alcune domande.
Dott.ssa Pluda ci racconti di cosa si occupa la ONG di cui è direttrice
«Humane Society International è una delle ONG per la protezione animale più attiva e di impatto sul panorama internazionale: lavoriamo in tutto il mondo per promuovere il rapporto uomo-animale; salvare e proteggere cani e gatti da abusi, maltrattamenti, combattimenti, da problemi derivanti dalla cattiva gestione delle popolazioni randagie e dal commercio della loro carne (in Asia); migliorare il benessere degli animali allevati a fini alimentari o per l’industria della moda e favorire le alternative vegetali; salvaguardare la fauna selvatica da molteplici forme di sfruttamento sia in cattività che in natura; sostenere una ricerca moderna e innovativa che non ricorra all’uso di animali; intervenire in caso di emergenze e disastri naturali e combattere la crudeltà nei confronti degli animali in tutte le sue forme. In Italia siamo attivi su diversi temi come la commercializzazione di pellicce, il confinamento in gabbia per galline, scrofe, quaglie, conigli, vitelli, anatre e oche, i combattimenti tra cani e le importazioni di trofei di caccia da specie minacciate di estinzione».
Ci parli dell’importanza di una legge che vieti, in Italia e al Parlamento europeo, l’importazione dei trofei di caccia
«Purtroppo, l’Italia, così come ancora troppi paesi europei, è complice della caccia al trofeo in quanto permette alle persone che partecipano a questa pratica di introdurre, sul territorio nazionale, i loro macabri souvenir. La motivazione principale di chi pratica questa attività è quella di uccidere animali considerati rari o particolarmente ambiti per le loro caratteristiche fisiche per competizione e divertimento e trasformarli in oggetti da esporre in casa come trofei, a testimonianza del successo ottenuto durante la caccia. Un divieto di importazione, a livello nazionale ed europeo, porrebbe un freno significativo a questa industria eticamente discutibile e dannosa. Se da un lato, l’Italia e l’UE sono parte del problema, possiamo anche essere parte della soluzione: non possiamo fermare l’uccisione di animali in altri paesi ma possiamo scegliere di chiudere le nostre porte ai trofei di caccia ottenuti da specie protette.
In Italia, il 74% della popolazione è chiaramente a favore di un divieto di importazione dei trofei di caccia di animali appartenenti a specie a rischio di estinzione. È essenziale che il Governo italiano dia ascolto alla volontà dei suoi cittadini; già in 50.000 hanno firmato la nostra petizione #NotInMyWorld. La collocazione di questa mostra, infatti, non è affatto casuale. Queste foto devono servire da monito per accelerare il processo legislativo di adozione delle proposte di legge già sul tavolo alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica. Mettere un freno a questa pratica crudele e anacronistica non è solo un imperativo etico ma anche la risposta adeguata al mandato del Parlamento Europeo che, nel 2022, ha richiesto un divieto sulle importazioni di trofei. È arrivato il momento per l’Italia di schierarsi dalla parte della conservazione della fauna selvatica e di agire con responsabilità per proteggerla. È inaccettabile che si possano trasformare leoni, elefanti, rinoceronti in tappeti, sgabelli e portapenne».
Marzia Onorato
Redattrice L’agone