Proseguono con nuovi presìdi e manifestazioni le proteste degli agricoltori italiani iniziate circa due mesi fa. Il fronte è oggi frammentato in diverse fazioni con obiettivi e idee che non sempre coincidono, anche se si possono individuare alcuni punti fermi.
Dall’inizio della movimentazione alcuni risultati sono stati ottenuti sia a livello europeo che nazionale, ma su quelle che sono le questioni prioritarie da affrontare non sembrano esserci all’orizzonte interventi in vista.
Da parte sua l’Unione europea si è mossa approvando un pacchetto di misure per la semplificazione degli oneri burocratici e amministrativi a cui gli agricoltori sono sottoposti, allentando però di fatto alcuni dei requisiti “green” necessari per ottenere i fondi della Politica agricola comune e ritirando il regolamento che avrebbe portato un drastico taglio nell’uso dei pesticidi, iniziative che sono state accolte negativamente da una larga parte dei consumatori. La promessa è quella di una revisione dei pilastri fondamentali della Politica agricola comune, ma le proteste non contestano tanto il Green Deal e la strategia Farm to Fork quanto i tempi e i mezzi stabiliti per realizzare gli obiettivi di sostenibilità previsti da queste politiche e ormai inevitabili.
In Italia poco è stato fatto nella pratica oltre a ripristinare, per due anni, l’esenzione integrale dell’Irpef agricola per i redditi agrari e dominicali fino a 10.000 euro, e la riduzione del 50% dell’importo per i redditi tra i 10.000 e i 15.000 euro.
Positiva anche la decisione dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, di attivare pesanti controlli antifrode su un totale di 2 milioni di pratiche per individuare irregolarità nell’assegnazione degli aiuti alle aziende agricole.
Rimangono invece al momento ignorate questioni fondamentali come le vendite e cessioni sottocosto di derrate agricole e agroalimentari. Quello che sta mettendo veramente in crisi gli agricoltori, non solo italiani ma di tutta l’Unione europea, è infatti il non riuscire a ricevere il giusto compenso per i loro prodotti e la necessità di contare su aiuti e sussidi per sopravvivere. È quindi la dignità di un lavoro fondamentale come quello agricolo il vero nodo delle proteste che hanno scosso l’Europa in questi mesi.
Gli agricoltori sono pronti a fare la loro parte per creare un’agricoltura più produttiva e sostenibile ma devono essere messi in condizione di poter affrontare questo percorso.
Sara Fantini