L’Unione Europea affronterà, a giugno, le elezioni del Parlamento Europeo e, in un momento di particolare complessità geopolitica, le visioni dell’Economia Civile e della felicità condivisa possono costituire un riferimento vivo e stimolante. Per individuare le linee guida di un’azione di rinnovamento possibile, “NeXt – Nuova Economia per tutti” ha promosso un dibattito pubblico al Palazzo della cooperazione di Roma, che si colloca nel percorso di avvicinamento alla 6ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile che si terrà come di consueto a Firenze (Palazzo Vecchio) dal 3 al 6 ottobre prossimi.
All’evento hanno partecipato Leonardo Becchetti (Direttore scientifico del Festival Nazionale dell’Economia Civile e co-fondatore di NeXt), Augusto dell’Erba (Presidente di Federcasse-BCC), Giuseppe Guerini (Portavoce della Categoria Economia Sociale del Comitato Economico e Sociale Europeo), Antonio Patuelli (Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana) e Dario Nardella (Sindaco di Firenze), con la moderazione della giornalista Eva Giovannini di Rainews 24.
Per Leonardo Becchetti «l’economia civile serve a dare risposte, soprattutto in un momento in cui l’intelligenza relazionale si sta perdendo; le conseguenze le vediamo nel logoramento delle relazioni internazionali e nel non saper organizzare processi di “de-escalation” per disinnescare le crisi. La cooperazione – ha aggiunto Becchetti – è un valore per le persone, ma soprattutto per l’economia e rimetterla al centro è fondamentale se vogliamo cambiare strada. Cooperazione e generatività sono le due parole chiave dell’economia civile e durante il Festival, quest’anno alla sua 6ª edizione, cerchiamo di promuoverla perché è il criterio che aiuta a risolvere qualsiasi cosa a livello economico. Dobbiamo creare meccanismi affinché questa generatività non vada vanificata a causa di mercati non equi».
«L’ultima legislatura europea – secondo Augusto dell’Erba – ha portato con sé alcuni cambiamenti. I parlamentari europei, infatti, sono più attenti e consapevoli del ruolo e dei problemi di cui si devono occupare. Tutto ciò mi auguro ci aiuti a far capire che l’economia italiana ed europea non è fatta solamente di grandi conglomerati industriali, ma anche di tantissime piccole imprese. Noi, come credito cooperativo, abbiamo superato indenni diverse crisi a forte impatto economico (quella finanziaria del 2008-2009, dei debiti sovrani, dell’economia reale, della pandemia) senza che alcuna BCC andasse in default e senza chiedere nulla allo Stato. Troppo spesso si pensa che il capitalismo sia sinonimo di efficienza, ma la nostra esperienza dimostra che la mutualità bancaria regge anche a prove di stress enormi. Chi andrà a rappresentarci in Europa – ha concluso dell’Erba – dovrà rivendicare tutto ciò in ottica di apertura per dimostrare che ci sono sistemi produttivi che fanno il bene della comunità. Perché fino ad oggi il modello della banca cooperativa mutualistica non ha trovato adeguata attenzione da parte del legislatore».
Giuseppe Guerini ha spiegato: «Attualmente ci troviamo all’interno di un’economia furiosa, che cresce in modo spaventoso senza pensare alle conseguenze. Abbiamo invece bisogno di economie di prossimità pazienti, che riconducano il valore al territorio che lo produce. Per questo motivo – ha precisato – l’investimento sul capitale umano è la terza transizione che deve affiancarsi a quella tecnologica ed ecologica, rimettendo la persona al centro dei meccanismi europei, sociali ed economici».
Dario Nardella ha dichiarato: «La città di Firenze si è legata al Festival Nazionale dell’Economia Civile, creando un rapporto speciale grazie al suo DNA legato all’economia della felicità. Perché se esiste questo tipo di economia, i laboratori della felicità sono le città. Qui, infatti, si vivono i conflitti sociali e atterrano le grandi sfide, alle quali poi troviamo le soluzioni. Le città – ha spiegato Nardella – sono luoghi multietnici e multilinguistici, diventando laboratori di generatività. Nonostante tutto questo, però, al Parlamento Europeo le città sono ancora poco rappresentate, ma devono ritrovare una loro dignità. Non c’è – ha concluso – economia della felicità con economia della guerra, serve quindi un’industria della pace e le città sono i laboratori della pace perché non hanno eserciti. Hanno, invece, relazioni che costruiscono modelli culturali. Senza cultura non c’è libertà, uguaglianza e relazioni. Quindi le città generatrici di cultura, sono anche generatrici di pace».
Antonio Patuelli ha detto: «La legislatura che sta finendo in Europa, è stata forse la più importante di tutte. Durante la pandemia, infatti, è stato fatto qualcosa di straordinario, che non era previsto dai trattati. L’Unione Europea, nel corso della sua storia, ha incrociato molte volte l’economia della felicità. Pensiamo a quando i primi 6 Paesi si sono uniti negli anni ’50, o quando hanno ammesso altre nazioni o ancora quando c’è stata la caduta del muro di Berlino. La nuova legislatura europea, però, dovrà superare i tanti limiti e contraddizioni di ciò che non è stato realizzato, magari guardando ad altre soluzioni e organizzando codici bancari precisi».