A volte a chi si occupa di Cultura sorgono spontanee alcune domande soprattutto quando si è in presenza di Capolavori Assoluti e di tante altre Preziosità sparse per il mondo, domande del tipo: “Ma queste meraviglie dell’ingegno umano come sono protette? ”. Tempo addietro andandomi a rileggere le varie “vicissitudini” ( i tentativi di vandalismo, un furto rocambolesco perpetrato nel 1911 da un decoratore italiano) del supremo dipinto leonardesco della Gioconda, mi chiesi in che modo veniva protetta questa superba Opera d’Arte. La ricerca, molto approfondita, che effettuai sulla tutela della Monna Lisa mi portò al nome di un fior di artigiano (manco a dirlo) italiano: Alessandro Goppion vetraio meneghino titolare di una azienda sita a Trezzano Milanese (fondata a Milano dal padre Nino nel 1952) che ha realizzato la specialissima teca che protegge il sommo capolavoro del Genio di Vinci. Chiaramente volli approfondire il tutto scoprendo che oltre 500! musei mondiali (e che musei ne vedremo alcuni poi) si avvalgono degli specialissimi “prodotti” del milanese Cavalier Goppion (insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro dal Presidente Mattarella nel 2015 – Goppion Alessandro Mauro Massimo, artigianato installazioni museali. Lombardia). Uno straordinario “tirocinio” quello che effettuò l’Alessandro Goppion prima che la sua Ditta spiccasse un formidabile decollo internazionale: con Carlo Pincin all’Università di Milano e poi a fianco del maestro meccanico Piero Pagani ed ancora disegnando arredi in vetro per una collezione di mobili in metallo e cristallo di Afra e Tobia Scarpa, e tanti anni di studio della cosiddetta “scuola veneziana” di architettura, ed ancora una lunga proficua collaborazione con l’Istituto Centrale del Restauro, con l’Opificio delle Pietre Dure, con l’opera di Gael de Guichen dell’ICCROM e l’incontro con Giovanni Pinna e la collaborazione con la Scuola Normale Superiore di Pisa. Una Azienda specializzatissima quella di Goppion che: “realizza teche e vetrine blindate trasparenti come bolle di sapone ma inespugnabili come casseforti ”. E quanto sia vero tutto questo è dimostrato dal fatto che prima di commissionargli le speciali vetrine che avrebbero dovuto contenere i tesori della Corona d’Inghilterra nella Torre di Londra, i servizi segreti inglesi per verificare la resistenza di un suo prototipo gli fecero esplodere contro delle bombe oltre a sparargli addosso raffiche di kalashnikov. Questa prova estrema evidentemente andò bene perché a seguire Goppion vinse la commessa. Dopo questo importantissimo appalto la pregiatissima Azienda (tutta italiana) decollò alla grande ricevendo commesse (a gogò) dal Victoria and Albert Museum, dal British Museum, dal Louvre (vds. la Gioconda) e poi dagli Stati Uniti con il Museum of Fine Arts di Boston, dal National Museum of African American History & Culture di Washington Dc e poi ancora dal Metropolitan di New York per le British Galleries e per l’ala sull’arte islamica del British Museum di Londra. A ciò si aggiunge, parole di Goppion, “ volerò in Asia per un progetto che partendo dall’incontro tra ʿAbd al-ʿAzīz b. Saʿūd e Muhammad ibn Abd al-Wahhab racconterà la nascita dell’Arabia Saudita, in Italia poi abbiamo recentemente aperto a Firenze il Grande Museo del Duomo e stiamo lavorando anche in Francia e Inghilterra”. Da non dimenticare poi che la Goppion con le sue supervetrine è presente al rinnovato Museo Egizio di Torino ed al Museo di Trento progettato da Renzo Piano. Estremamente interessanti alcuni dettagli tecnici concernenti le richiestissime teche della Goppion (una eccellenza assoluta di artigianato tecnologico che possono costare da 500 mila euro a 5 milioni). Dice il grande artigiano italiano: “La vetrina è come se fosse la casetta degli oggetti: li deve difendere dai furti, dal clima, dalle scosse sismiche, ma anche essere trasparente e bella. Le teche di oggi sono multistrato, composte di pellicole differenziate fatte anche da cento componenti. In più sono intelligenti, in grado di inviare un’ allerta al minimo problema e sono comandate a distanza per l’igrometria e la ventilazione”. Questa ennesima eccellenza italiana realizza il 90% del fatturato all’estero ed il titolare Cavalier Alessandro spiega anche il perché: “ La differenza più grande tra il nostro Paese ed in generale l’estero è la burocrazia che non facilita le cose. Le gare poi sono impostate, più delle volte, al massimo ribasso per cui ci troviamo a competere con delle realtà produttive non specialiste e quindi assolutamente estranee alle necessità di conservazione e di presentazione delle collezioni, questo non avviene nel resto d’Europa e tanto meno negli Stati Uniti, dove vanno sempre a cercare i migliori; in Italia poi manca una visione che si ponga come obiettivo la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico”. C’è anche un “sogno” nel mirino di Goppion quello di partecipare a progetti sulla tutela artistica di tesori che andrebbero valorizzati appartenenti ai Paesi meno ricchi sia dell’Africa che dell’America Latina. Tesori che, come è noto, non sono davvero pochi.
Arnaldo Gioacchini
Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO