La violenza giovanile è diventata un fenomeno crescente che si traduce in un disagio sociale tanto che richiede una risposta immediata e accurata. In un mondo in continua evoluzione, i giovani affrontano sfide crescenti che spesso si traducono in comportamenti aggressivi, bullismo e vandalismo. Le cause di questo aumento di violenza possono essere diverse. Negli ultimi anni, il COVID-19 ha avuto certamente un impatto importante sulla vita delle persone, soprattutto per gli adolescenti. La pandemia ha portato un notevole aumento di stress e tensione che può aver contribuito ad una maggiore aggressività tra i giovani. La privazione, di gran parte delle attività sociali, ha portato alla rinuncia di importanti opportunità di crescita personale. Inoltre l’aumento dell’uso dei dispositivi digitali ha scatenato un flusso maggiore di episodi di cyberbullismo. La “social pressure” e la competizione tra gli adolescenti, soprattutto per il successo scolastico e la fama sui social network, possono portare a conflitti e aggressioni.
Nell’ambito di questa situazione generale va inquadrata, sicuramente, anche la crisi della famiglia. L’istituzione familiare ha subito nel corso dei secoli una notevole evoluzione. La famiglia, un tempo ritenuta il nucleo della società, oggi viene considerata un’istituzione superata, da più parti contestata e respinta. Purtroppo i genitori hanno sempre meno tempo; la mancanza di tempo porta a una scarsa comunicativa con i figli, e ciò di conseguenza comporta nei giovani, la difficoltà e l’incapacità di comunicare, insieme a un’autentica mancanza di autostima. A volte, purtroppo, i modelli istiganti all’aggressività possono trovarsi involontariamente proprio nell’ambito della stessa famiglia: un genitore che, ad esempio, picchia il figlio, gli propone a quest’ultimo un modello di comportamento improntato alla punizione. I genitori potrebbero ascoltare invece i propri figli, piuttosto che reagire con punizioni e urla, questo eviterebbe la necessità di dare sfogo a questa “incomprensione” o “disagio”, che nasce già nell’ambito familiare, e trova nel tempo le sue manifestazioni in atti di aggressività, forme di bullismo e azioni violente nei confronti degli altri. E’ necessario, dunque, che gli adulti riprendano il loro ruolo di educatori, che sappiano fornire un’identità ai giovani. Esistono poi altre cause, che proprio come in un processo di corrosione per stillicidio, goccia su goccia, contribuiscono a corrodere nei giovani i giusti valori, scatenando in loro quelle manifestazioni di aggressività che stanno preoccupando seriamente sia l’opinione pubblica che le autorità. Per esempio l’uso o l’abuso di strumenti tecnologici come la televisione, i telefonini e i videogiochi. E’ risaputo che, una lunga esposizione all’osservazione di spettacoli e video, apparentemente innocui, ma con esplicite immagini di sangue e violenza, mette in atto nei giovani un processo di desensibilizzazione della loro coscienza nei confronti della violenza reale, alimentando in loro abitudini aggressive. E’ stato riscontrato, infatti, che i giovani che passano molto tempo davanti ai videogiochi che esaltano la violenza, alimentano in sé ribellione e atteggiamenti ostili verso genitori, istituzioni e autorità.
Con tutta questa violenza, e con l’assenza sistematica dei genitori, impegnati ad affrontare difficoltà economiche di sopravvivenza, i bambini si ritrovano a sostituire il modello e i punti di riferimento della famiglia, con gli squallidi personaggi virtuali presi dai cartoon, dallo spettacolo, dal cinema, dalla musica e dall’intrattenimento in generale. Privi di un serio modello, lasciati soli e in balia di un sistema mediatico improntato alla violenza e alla libera pornografia, i giovani si impoveriscono moralmente e culturalmente. Se, dunque, non viene esercitato un dovuto controllo sui programmi e sui giochi che i bambini assorbono, una volta adolescenti, o anche prima, essi avranno sviluppato in sé comportamenti apatici, ripetitivi, irrazionali e soprattutto aggressivi, trovandosi isolati dalla società, senza capacità di socializzazione.
L’aggressività dei giovani, il loro vivere senza limiti, la loro impulsività, non è altro che il prodotto di una società in trasformazione, che in parte non ha saputo trasmettere, nella famiglia e nella convivenza civile, autocontrollo, autorevolezza e rispetto delle regole, che non ha saputo proporre modelli costruttivi, che non ha saputo dare loro l’attenzione necessaria. Fortunatamente, però, nonostante questa visione “pessimistica” della realtà giovanile del nostro tempo, sono più frequenti i momenti dove prevale la ricchezza di esperienze positive, il piacere della socializzazione con il gruppo, il riuscire a dimostrare di valere a scuola, nel lavoro e nella vita, la voglia di conoscere il mondo, la capacità di produrre azioni di solidarietà e di attenzione al prossimo. Il disagio giovanile non è dunque una caratteristica che riguarda tutti i giovani d’oggi, ma è l’espressione di una vita problematica di una parte di loro (abuso e dipendenza da droghe, anoressia, bulimia, comportamenti antisociali, forti difficoltà relazionali e familiari) che si innesca in quelle difficoltà adolescenziali tipiche di ogni epoca e in quelle specifiche della società in cui viviamo.
Francesco Benedetti
4G liceo scientifico Ignazio Vian